Gentili lettori ,
il titolo del report è anche quello di una canzone che faceva parte della colonna sonora , anzi era il leit-motiv del film Casablanca , una delle pietre miliari del cinema mondiale con protagonisti Humphrey Bogart e l’allora quasi esordiente Ingrid Bergman , un intreccio di temi storici e sentimentali sullo sfondo della seconda guerra mondiale .
Casablanca
Nel locale del personaggio maschile protagonista , un pianista di nome Sam eseguiva il brano musicale ( in realtà Dooley Wilson era un batterista ed il pezzo era eseguito da un altro musicista) .
Il film è ricordato , oltre che per la maniera magistrale con la quale fu realizzato ( vinse tre premi Oscar come miglior film , miglior regia e sceneggiatura) , per alcune frasi rimaste iconiche : secondo una ricerca statunitense , delle 100 frasi più ricordate nella storia del cinema mondiale , 6 appartengono a Casablanca .
Ma tornando alla canzone , interpretata tra gli altri da un Frank Sinatra al meglio della sua produzione , e in particolare al titolo , esso è preceduto da un verso che rima così :
“The fundamental things apply … as time goes by”
cioè , “le cose fondamentali rimangono mentre il tempo passa” .
E queste due righe del testo ci ricordano che anche la finanza , come la storia umana , è fatta di momenti che si ripetono , di cicli che succedendosi scandiscono le diverse epoche economiche e diffondono il loro riflesso sui principali mercati mondiali .
Ricorderete nel precedente report settimanale la ripetizione nel 2021 della fase rialzista dell’indice Nasdaq avvenuta già 20 anni prima , con andamenti molto simili , pur in periodi molto diversi ; è la reazione umana agli eventi a restare la stessa e a dirigere le curve dei prezzi nel tempo in maniera similare .
Facciamo un confronto
Molto utile può risultare il confronto tra andamenti di due indici, o beni , che sono correlati inversamente tra loro , perché in tal modo si rafforza l’evidenza delle tendenze in atto e sono quelle che durano di più nel tempo ad assicurarci dei ritorni adeguati al raggiungimento dei nostri obiettivi di investimento .
Prendiamo ad esempio l’Oro
La principale funzione dell’Oro negli investimenti è quella di bilanciare il maggior rischio di altri assets contenuti nei portafogli , smussando le oscillazioni meno desiderate e, confrontandolo con lo stesso indice azionario della precedente analisi, il Nasdaq , ne ricaviamo alcune interessanti informazioni .
Immaginiamo infatti di creare un grafico che non mostri le quotazioni dell’indice , ma il suo valore in Oro : cioè , quante once d’Oro erano necessarie per acquistare l’indice , calcolando il rapporto tra le chiusure mensili degli ultimi 40 anni .
Il grafico è il seguente :
Il raffronto tra due asset praticamente opposti nella loro funzione e nella loro volatilità rafforza i trend nei vari periodi e non stiamo parlando di un invito ad un trading “matto e disperatissimo” (qui la frase è del Leopardi , non c’entra nulla con la materia perché il Poeta parlava dei sui studi giovanili , ma rende bene il concetto) , perché se guardiamo alla media dei dodici mesi precedenti ad ogni rilevazione (rappresentata dalla linea sottile rossa) e avessimo operato quando il rapporto la valicava al rialzo o al ribasso , questo è accaduto 12 volte nel periodo , cioè una volta ogni 3 anni , mese più mese meno .
Sempre guardando ai trend che si sviluppano in tempi lunghi
Ultimamente per effetto delle dinamiche dei tassi di interesse , la forma della curva dei rendimenti dei titoli obbligazionari statunitensi (che dettano la tendenza a livello globale) , dalla scadenza più breve di 1 anno a quella di 30 anni , si presenta invertita , cioè i rendimenti dei titoli a breve sono più alti di quelli offerti dalle scadenze più lunghe :
Per completezza abbiamo visualizzato anche i titoli governativi di riferimento emessi nell’area Euro , cioè i Bund tedeschi .
Come si vede le curve sono molto simili (dati alla chiusura del 12 ottobre 2023, raffrontati con quelli del giorno prima ) .
Di norma, all’aumentare della scadenza dei titoli i rendimenti dovrebbero essere più alti , per compensare dal rischio più elevato (quanto meno per mettere in conto la probabilità di variazioni del tasso d’inflazione); quando questo non si verifica , la fase “anomala” in genere dura qualche semestre o al massimo qualche anno , ma prima o poi si ritorna alla forma più coerente .
Fedeli al respiro temporale ampio dell’analisi , vediamo allora cosa è successo negli ultimi decenni :
La linea di colore blu è la differenza di rendimento tra i titoli a 10 anni e quelli a 2 anni : è stata sotto lo zero (delineato in nero) tutte le volte che la curva era invertita .
E’ accaduto 4 volte nei primi 30 anni , e ora è la quinta nei quasi 50 del grafico (fonte citata in calce allo stesso) . Finora si è sempre ritornati, prima o poi , in territorio positivo , dove tra alterne vicende la curva si è ritrovata per la stragrande maggioranza del tempo .
Sarà così anche stavolta , o ci troviamo in una situazione di “new normal” ?
Forse la fase “sottozero” sarà un po’ più lunga del solito , ma le motivazioni che causano l’inclinazione generalmente positiva di una curva sono sempre le stesse , così come esistono strategie apposite per cogliere le opportunità che si ripetono ciclicamente , ovviamente con il supporto consulenziale adeguato .
E come sempre anche la fortuna dovrà avere il suo ruolo , come quella che l’indimenticato Bogart augura alla Bergman nella scena finale di Casablanca :
Here’s looking at you, kid! . (Buona fortuna , bimba!) .
Proseguiamo come solito con il commento all’andamento dei principali mercati nella scorsa settimana .
Andamento dei principali indici e mercati e commento .
I due fattori che hanno influenzato l’andamento dei mercati sono stati quello geopolitico e, sul fronte macroeconomico , i dati sull’inflazione in Usa .
Dati sull’inflazione Usa
Partendo dal secondo , la dinamica dei prezzi al consumo statunitensi resta lontana da quell’obiettivo del 2% fissato dalla FED come punto di riferimento ; le probabilità stimate dai mercati di un ulteriore rialzo di 0,25 dei tassi ufficiali entro fine anno sono attualmente al 30% circa , ma i rendimenti obbligazionari sono scesi per effetto degli acquisti a scopo cautelativo , verso asset meno rischiosi ; e la stessa preoccupazione ha favorito il recupero dell’Oro , risalito sopra 1900 dollari l’oncia, e anche del Petrolio , ovviamente condizionato dalla crisi mediorientale .
Azionario settoriale
Le stesse considerazioni hanno influito a livello azionario settoriale , con il comparto Energy a guidare la classifica sia in Europa (+6,13%) , sia in Usa (+4,50%) , seguito da quello delle Utilities , quest’ultimo per una duplice causa : la discesa dei rendimenti , che permette di scontare gli incassi futuri ad un tasso più basso , e la crescita dei prezzi dei combustibili fossili che può far lievitare i prezzi dell’energia e quindi le loro entrate .
Retail e Beni di Consumo
Più differenziato come risultato il comparto Retail e dei Beni di consumo , negativo in Europa a causa della vicinanza all’area di crisi , più stabile negli Usa . I primi dati sulle trimestrali delle società Usa , tradizionalmente quelli delle banche , sono stati mediamente positivi , ma in questi frangenti non hanno potuto dispiegare un effetto positivo , se non nella performance leggermente migliore dell’indice S&Poor’s rispetto al Nasdaq ; e poco hanno potuto nel limitare il progresso dell’Indice Vix che prezza la volatilità dell’S&P , salito di quasi il 16% nella sola seduta di venerdì, portando il progresso settimanale a poco meno dell’11% .
A livello Obbligazionario Corporate
abbiamo assistito ad un recupero maggiore dei prezzi dei titoli emessi da società con rating medio e alto , mentre il comparto High Yield non ha potuto beneficiare nella stessa misura del calo dei rendimenti per il maggior rischio insito.
Inoltre, i citati fattori hanno spaiato le tradizionali correlazioni : normalmente il Dollaro Usa si muove in controtendenza rispetto a Petrolio , Oro e rendimenti obbligazionari , e questa settimana è accaduto il contrario perché ha prevalso la natura di “safe-haven” (porto sicuro) della divisa statunitense , che ha premiato anche il Franco Svizzero nei confronti dell’Euro .
Correlazioni invece conservate per le divise legate più direttamente ai prezzi petroliferi , come la Corona Norvegese ed il Dollaro Canadese , apprezzatesi contro Euro rispettivamente dello 0,80% e dello 0,66% . Lo Yen si è riavvicinato alla quota di 150 per Dollaro ma stavolta senza superarla , senza indurre le violente reazioni del mercato della settimana precedente .
Concludendo
Traendo le conclusioni , un tempo si parlava di “economia di guerra” per descrivere i periodi interessati da eventi bellici ; sui mercati per adesso i riflessi non sono stati profondi perché ci si augura che l’area del conflitto resti limitata e che la sua durata sia breve .
Nel malaugurato caso che così non fosse , l’approdare ai “porti sicuri” del Dollaro Usa e dei titoli governativi inciderà maggiormente sui listini , a scapito di quei comparti più sensibili al rischio .
La sintesi della situazione , come solito , è riassunta di seguito dal nostro indicatore , che testimonia le incertezze attuali , ed essendo riferito alla seduta del venerdì risente delle posizioni più difensive assunte dai mercati in vista del fine settimana :
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