Il BTP Italia
Dal 20 al 22 giugno c’è stato il collocamento della nuova emissione del Titolo di Stato italiano indicizzato all’inflazione italiana, il BTP Italia.
Le caratteristiche di questa emissione sono un tasso di interesse annuo minimo garantito dell’1,6% ed una durata di 8 anni.
Il BTP Italia offre una protezione all’investitore dall’inflazione che si verrà a creare in Italia. La cedola semestrale dello 0,8% sarà infatti maggiorata del caro vita.
Nel dettaglio, come viene calcolata la cedola?
L’indice utilizzato per tracciare l’aumento dei prezzi in Italia è l’indice FOI, ovvero l’indice dei prezzi al consumo espressione dei prezzi di un paniere di beni e servizi (tabacchi esclusi) che rappresenta i consumi delle famiglie che fanno capo ad un lavoratore extra agricolo.
Se nel semestre in analisi l’indice registra un aumento dei prezzi del 5%, lo 0,8% sarà rivalutato del 5%. Se nel semestre successivo l’inflazione fosse del 4% allora lo 0,8% sarebbe rivalutato del 4%. In caso di deflazione ovvero di inflazione negativa la cedola sarà pari allo 0,8%. Se, al periodo di inflazione negativa si succedesse un periodo di inflazione, la rivalutazione della cedola ci sarà solo se tale inflazione ovvero il valore dell’indice di riferimento avrà superato il massimo registrato in precedenza.
Cosa offre il mercato secondario dei BTP tradizionali? Quali titoli conviene acquistare?
Per giudicare l’attrattività di questo titolo rispetto ad un titolo di stato italiano non indicizzato all’inflazione che offre un rendimento nominale è necessario andare ad investigare quali sono le aspettative di inflazione del mercato per i prossimi otto anni.
Attualmente, guardando ai rendimenti offerti dai titoli di stato italiani, le attese di inflazione per i prossimi otto anni sono di circa il 2%.
Questa indicazione arriva dai tassi break-even, ovvero i tassi che permettono ad un’obbligazione inflation linked di eguagliare il rendimento di un titolo tradizionale della medesima scadenza residua. Questi tassi, impliciti nelle quotazioni dei bond inflation-linked, sono una indicazione delle aspettative di inflazione futura.
Ne deriva che, se l’investitore si aspetta per i prossimi otto anni un’inflazione superiore al 2% allora converrà acquistare il Btp indicizzato all’inflazione diversamente sarà da preferire il btp che offre un rendimento nominale.
Quali sono i rischi dell’investimento in titoli di stato italiani?
I rischi di questo investimento sono il rischio di tasso o rischio prezzo ed il rischio di credito.
Il rischio prezzo è il rischio che le quotazioni dei titoli obbligazionari scendano al crescere dei tassi di interesse, che è esattamente quello che stiamo vivendo in questo momento.
Un’idea di quanto possano scendere le quotazioni obbligazionarie nel corso della vita dell’obbligazione ce la da la duration. I titoli con scadenze più lunghe ovvero con duration più elevate sono più sensibili alle variazioni dei tassi di interesse rispetto ai titoli a breve scadenza.
Inoltre, occorre fare una precisazione circa il tasso da osservare in caso di titoli indicizzati all’inflazione e non.
Nel caso dei bond tradizionali, la duration indica la variazione del prezzo al variare del tasso di interesse nominale.
Diversamente, se si considerano i bond inflation linked, la duration misura la variazione del prezzo al variare del tasso di interesse reale, che si ottiene depurando il tasso nominale dall’inflazione attesa.
Nel caso di aumento dei tassi di interesse reali, i prezzi delle obbligazioni inflation linked scenderanno, anche in presenza di inflazione.
Il rischio di credito è il rischio che l’emittente non rispetti gli impegni di pagamento di cedole e di restituzione del capitale. Un’idea della solvibilità dell’emittente è offerta dal merito di credito o rating creditizio. Un peggioramento della valutazione del merito di credito dello Stato italiano da parte del mercato porterà ad una flessione dei prezzi dei titoli di stato italiani.
Seguici su