Si sa che in moltissimi casi, leggere ed interpretare i numeri non è cosa semplice e soprattutto può portare a conclusioni disparate. In altri casi però, i numeri parlano chiaro e se si ignora l’importanza di quanto esprimono, le conseguenze possono esser molto serie.
Il risparmio gestito nel mondo, nel 2020, è cresciuto del 11%. In Italia del 6,6% arrivando a 2.200 miliardi di cui i 2/3 in mano ai risparmiatori privati.
Nonostante questo, i ricavi delle banche si sono proporzionalmente ridotti in relazione all’aumento delle masse in quanto vi è stato un importante aumento degli investimenti verso quelle forme di risparmio gestito “passivo” (ETF e fondi indicizzati) i quali hanno per loro caratteristica costi assai ridotti rispetto ai classici fondi a gestione attiva.
Questa è una nota positiva in quanto significa che il trend di crescita e di consolidamento verso questi strumenti maggiormente efficienti, grazie a costi molti contenuti, è in continua forte ascesa.
Significa anche che sempre più risparmiatori iniziano a comprendere l’importanza di orientarsi verso strumenti che abbiano il fine unico di replicare il mercato di riferimento senza dover pagare fardelli di costi inutili e gravemente dannosi per i propri risparmi.
Basta solamente ricordare che anche un solo punto percentuale di costo all’anno pagato in più assume nel lungo tempo dimensioni impressionanti per montante del patrimonio.
In Italia tuttavia, questo effetto è molto meno visibile in quanto vi è una penetrazione molto più bassa dei fondi passivi i quali sono ostacolati da storici e consolidati accordi commerciali tra asset manager e distributori di fondi attivi.
In sostanza il sistema fondi Italiano è ancora molto reticente a proporre al risparmiatore fondi indicizzati a costi ridotti in quanto deve mantenere il “carrozzone” delle reti di vendita.
Tutto questo va perfettamente a braccetto con la rilevazione delle performance e dei costi del sistema Italia. Secondo quanto dettagliato nell’ultima analisi di Tosetti Value, i gestori italiani hanno prodotto nei primi 6 mesi dell’anno un ritorno dimezzato rispetto ai loro concorrenti europei.
Il principale motivo è arcinoto ed è sempre riconducibile ai costi che arrivano all’1.46% rispetto allo 0.99% dei pari grado europei.
Immaginate ora di poter lavorare con prodotti che mediamente costano un decimo (circa lo 0,15% annuo) e che vi danno un ritorno pari a quanto l’indice di riferimento esprime (obiettivo rarissimamente raggiunto in un orizzonte di medio periodo da fondi a gestione attiva).
Riuscite ad immaginare quali e quanti potrebbero essere i benefici per i vostri risparmi?
Se non vi è chiaro o se non riuscite a quantificare il beneficio non esitate a chiederci un incontro. Mai come in questo caso i numeri non sono interpretabili.
Resta sempre aggiornato sul mondo della finanza e degli investimenti!
Scarica la nostra App Podcast:
Oppure
👉 Iscriviti alla nostra Newsletter
Seguici su