Cripto Winter

Non è stato un bel periodo per gli investitori in cripto – valute.

Dai massimi di novembre 2021 a circa 69.000 USD il Bitcoin è sceso il 19 giugno 2022 a 17.560, facendo segnare un draw-down complessivo del 74%.

Ancor peggio è andata ad Ethereum, la piattaforma principe per gli smart contracts, che ha visto nel medesimo periodo un draw-down dell’82%, oppure altre piattaforme di nuova generazione come Solana che hanno sperimentato un max draw-down del 90%.

Il Saliscendi delle Cripto Value

Tali asset class non sono nuove a simili correzioni, infatti già nel 2018 il Bitcoin era sceso da massimo a minimo relativo di oltre l’80% e tra il 2019 e 2020 di circa il 66%.

Non citiamo nemmeno le oscillazioni folli nelle fasi iniziali della sua storia.

A ben vedere tuttavia nonostante l’enorme discesa di questi ultimi mesi, sia BTC che ETH sono oggi vicini o sopra ai massimi del 2018 e ben più elevati rispetto ai minimi di fine 2018 e inizio 2020.

 

Rendimento di un investimento in BTC (blu) ed ETH (arancio) – fonte Coinbase in USD

 

Negli ultimi mesi non solo i prezzi hanno subito forti oscillazioni nel corso del tempo, ma come sempre succede hanno oscillato vorticosamente anche il tenore delle notizie dei media specialistici e le opinioni degli analisti.

A fine 2021 si leggevano solo notizie positive relative alle criptovalute, agli smart contracts in generale e agli NFT in particolare; l’intero “rally” del 2021 è inoltre avvenuto per la prima volta con la significativa partecipazione dei player istituzionali (Fondi, Banche) e degli investitori retail tradizionali (via private bankers e consulenti).

Cripto una nuova asset class?

Si è diffusa in questo periodo la convinzione che le criptovalute potessero divenire una nuova asset class all’interno dei portafogli tradizionali capace di dare diversificazione e rendimento atteso positivo.

Spesso si sosteneva l’idea che le criptovalute potessero sostituire l’oro ed i metalli preziosi come copertura contro eventi geopolitici e crisi sistemiche.

Oggi nei media specializzati le notizie sono estremamente negative sull’intero comparto e pochi analisti si esprimono sul futuro delle cripto, in particolare non si sentono più le visioni ultra-positive di crescite esponenziali ed in brevissimo tempo.

Il cambiamento della marea è stato probabilmente accompagnato anche dalla discesa dei prezzi delle azioni dei titoli tecnologici descritta nella nostra ultima newsletter.

Molti degli investitori in high-flyer tecnologici erano gli stessi che avevano altresì investito pesantemente in cripto e NFT, non deve quindi sorprendere l’elevatissima correlazione e la simile performance dei due comparti.

L’altro segnale a nostro avviso negativo che ha contribuito alla valanga di vendite è la palese evidenza che, almeno per il momento, le cripto non offrono grande protezione e/o decorrelazione in caso di eventi geopolitici e shock esogeni; la guerra in Ucraina, lo shock inflattivo ed il blocco della libera circolazione dei capitali in Russia sono eventi sistemici negativi che hanno colpito allo stesso modo azioni, bond e cripto.

I possessori di Bitcoin o Ethereum non hanno avuto benefici e protezione, bensì ulteriori perdite e drow-down.

Un altro importante sviluppo che ha inciso sul comparto è senza ombra di dubbio la debacle della “stablecoin” Terra-Luna.

L’idea si basava sul concetto di scarsità della moneta e sulla piena e coordinata convertibilità tra due cripto: in estrema sintesi viene creato un algoritmo che gestisce l’immissione e la distruzione di moneta nel sistema al fine di mantenere sempre inalterato il rapporto di conversione tra la stablecoin (Terra) e la sua criptovaluta sottostante (Luna).

Tale approccio, che di stabile ha solo il nome, si è rilevato molto instabile, portando a grandi rivalutazioni di Luna (ed indirettamente Terra) nella fase in cui gli investitori puntavano sulla potenzialità dello strumento e ad un crollo miserabile nel momento in cui gli investitori si sono accorti di essere saliti sopra ad un castello di carte.

Il crollo di Luna non solo ha evidenziato la fragilità del progetto delle stablecoin, ma ha anche creato spirali di vendite a cascata in progetti più solidi come Ethereum e Bitcoin.

Soprattutto sta alimentando le voci che considerano l’intero comparto delle criptovalute e degli smart contracts una bolla di sapone senza reale utilità per il sistema. Queste stesse voci pensano che le discese dei prezzi non siano finite, anzi l’intero comparto sia destinato a sparire.

Ci sarà un futuro per le Cripto?

Ed è qui che probabilmente si palesa l’estremismo di visione che molto spesso segna i top ed i bottom nei processi d’investimento.

Certo la possibilità che le cripto siano un’enorme bufala esiste, ma tale possibilità è a nostro avviso molto remota.

La digitalizzazione della società sta accelerando anche grazie ai soldi ed alla volontà politica e sociale; lo sviluppo di nuove forme di interconnessione tra macchina e macchina e tra uomo e macchina è altresì destinata ad accelerare con il pieno avvento di IoT e 5G; la necessità di distinguere la qualità e la veridicità dei dati è vitale in un mondo digitale preistorico e caotico; la blockchain e le piattaforme abilitanti agli smart contracts sono uno strumento potenzialmente efficiente e ottimale per risolvere molti “colli di bottiglia digitali”.

Tutto questo ci porta a credere che vi sarà in futuro necessità crescente di cripto-piattaforme digitali e che vi sia altrettanta elevata probabilità che gli asset digitali ad esse collegate abbiano un valore positivo (vedi Ethereum e Solana).

Cripto valute come asset di rifugio?

È altresì altrettanto probabile che in futuro abbia un ruolo il bitcoin, primo indiziato per diventare il gold nel nuovo gold standard degli asset digitali che si svilupperà.

Attenzione però a vedere il Bitcoin e le atre criptovalute come asset rifugio del tutto scollegate rispetto al ciclo economico, esse anzi si stanno rilevando asset collegati all’economia reale, ed in particolare al comparto tecnologico del mercato azionario globale.

Probabilmente se questa relazione persiste, più la borsa penalizza i titoli tecnologici, meno capitali verranno investiti nello sviluppo di cripto-piattaforme digitali e meno valore avranno gli asset digitali su di esse creati. Il tutto estremamente in linea con quello che sta oggi avvenendo.

Dall’altro lato tuttavia, se così fosse, nel medio termine le cripto avrebbero comunque un effetto benefico di diversificazione all’interno dei portafogli tradizionali, per esempio potrebbero proteggere la parte obbligazionaria in regimi di forte crescita economica ed inflattiva.

Tale tendenza dovrà e potrà emergere nel momento in cui le cripto diventeranno un asset più maturo.

Nel complesso, tuttavia, se le cripto avranno un ruolo nella società moderna è giusto che lo abbiano anche un portafoglio d’investimento.

Conclusioni

In estrema sintesi un investitore dovrebbe per prima cosa chiedersi se le cripto siano destinate a scomparire, successivamente dovrebbe chiedersi se sia meglio acquistare bassi e quando tutti vendono, o quando i prezzi salgono e tutti comprano.

La risposta alla prima domanda è complessa, la risposta alla seconda è scontata e propende verso l’acquisto di asset “odiati”, soprattutto se l’orizzonte d’investimento e di medio/lungo termine e l’approccio buy&hold.

Detto questo, è altresì vero che in finanza nessun asset con un max draw-down del 80%+ può avere un peso significativo nel portafoglio aggregato e dunque il peso delle cripto deve rimanere sempre e tassativamente marginale.

 

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