Economia ed Azionario vanno a braccetto

Il prodotto interno lordo italiano in termini reali è calato del 12% dal 2000 ad oggi e sta toccando in questi mesi il valore più basso dalla metà degli anni 90. Il trend, iniziato con la crisi del 2008, non è stato mai invertito ed i rimbalzi nell’attività economica sono stati solo temporanei e seguiti da nuovi minimi del PIL.

Traducendo in parole il messaggio dei dati, è ormai evidente che l’Italia sta diventando sempre più povera, meno produttiva ed è invischiata in un circolo vizioso che sta distruggendo il tessuto imprenditoriale e sociale del paese.

Non a caso se paragoniamo l’andamento del mercato azionario e quello del PIL italiano si nota che i nuovi minimi del PIL sono stati accompagnati da successivi crolli delle azioni. Nel complesso non sorprende che il valore dell’indice oggi è ben distante dai livelli del 2000 e del 2008, seppur non abbia fatto segnare ancora un nuovo minimo storico nell’attuale crisi.

Se in alternativa analizziamo l’andamento del prodotto interno lordo americano, vediamo che esso è cresciuto del 32% nello stesso periodo storico, facendo segnare massimi crescenti dopo ogni crisi economica e finanziaria. Ciò dimostra la capacità dell’economia americana di generare ricchezza e la flessibilità nel recuperare dagli inevitabili shock che di volta in volta colpiscono l’economia.

Non ci sorprende quindi che l’andamento del mercato azionario americano sia nel corso del tempo cresciuto di valore e, ad ogni crollo dovuto al ri-prezzamento del rischio in seguito a crisi economiche e finanziarie, abbia prontamente recuperato il terreno perduto.

Certo per recuperare e raggiungere nuovi massimi talvolta ci sono voluti anni, come nella crisi del 2000 e del 2008, tuttavia su un orizzonte di medio e lungo periodo l’indice ha fatto quello che ci si attende faccia: crescere assieme all’economia del paese di riferimento.Spesso si tende a considerare il mercato azionario come un asset class unica ed indistinguibile. Molti chiedono: “come è andato il mercato azionario nell’ultimo anno?”. Ma l’esempio sopra riportato ci dimostra come tutto sia relativo, ogni mercato è a se stante, ogni paese ha le sue dinamiche, ogni asset classi i suoi rischi ed opportunità.

Un investitore accorto quindi non dovrebbe mai avere i suoi risparmi concentrati in un unico indice azionario settoriale. Molti si focalizzano per esempio sul mercato italiano, altri addirittura sui singoli titoli storici del FTSE Mib, ma il rischio di rimanere intrappolati in pesi e/o settori problematici è spesso molto alto. L’investitore deve sempre darsi l’opportunità di investire nel futuro mercato più performante, quello che negli ultimi 20 anni è stato il mercato americano, ma che non per forza lo sarà nei prossimi 20.

Per ridurre questo rischio specifico l’investitore deve avere un approccio diversificato geograficamente ed attuare un costante processo di ribilanciamento. Certo facendo così beccherà sia i paesi che performeranno peggio, che quelli più virtuosi, ma quantomeno nel corso del tempo avrà un portafoglio con una crescente esposizione ai paesi ed alle azioni che più peseranno nell’economia mondiale.

L’altra importante indicazione che si può trarre dai grafici sopra riportati è che in fin dei conti il mercato azionario traccia l’andamento dell’economia sottostante. A volte potrà correre di più (valutazioni elevate), altre di meno (valutazioni a sconto), ma nel complesso il ritmo lo detta l’economia.

Di conseguenza è relativamente corretto pensare che nel medio lungo periodo se l’economia cresce, crescerà anche il valore delle azioni e, a nostro avviso, scommettere contro l’ingegno e l’evoluzione umana è una scommessa destinata a fallire. Ecco quindi perchè le azioni come il prodotto interno lordo mondiale avranno nel lungo termine un trend crescente.

Ciò non vuol dire che non vi saranno mai più crolli azionari, anzi ce ne saranno ed anche molto violenti, ma un investitore accorto dovrà sfruttare quelle correzioni per accumulare rischio.

Se queste considerazioni valgono per il medio lungo termine (cicli di almeno 7 anni), nel breve termine le oscillazioni azionarie sono estremamente imprevedibili e talvolta possono anche non fare rima con l’andamento dell’economia. Tuttavia, se guardiamo l’andamento di lungo periodo di PIL ed azioni sopra riportato notiamo che raramente si hanno periodi con azioni crescenti e PIL in calo, in questo senso abbiamo l’obbligo di segnalare che l’attuale forza del mercato azionario è un fenomeno molto inusuale.

L’iperattivismo delle banche centrali e dei governi giustifica in parte questa dinamica, ma se non vediamo significativi rimbalzi del PIL nell’immediato futuro, potremmo forse vedere violenti ri-prezzamenti delle azioni. Nel caso, tuttavia, mai dimenticare l’approccio di medio periodo: non si deve andare in panico, bensì sfruttare l’occasione per ribilanciare i portafogli.


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25 Settembre 2020