Ottobre è stato il mese dell’educazione finanziaria in Italia, ricorrenza istituita con la volontà di colmare il divario che ci separa dal livello di educazione finanziaria dei paesi più sviluppati.
Lo stato dell’arte
Secondo il più recente Rapporto Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane, il 21% degli intervistati non conosce alcuna delle nozioni di finanza di base (che riguardano la relazione rendimento rischio, la diversificazione, le caratteristiche dei mutui ed il regime di interesse composto) e di finanza avanzata. Solo il 2% degli intervistati risponde correttamente a tutte le domande. Ad aggravare la situazione, vi è l’assenza di miglioramenti rispetto al passato.
Come conseguenza, si ha che la maggior parte degli italiani sottostima la pianificazione finanziaria ed i benefici che ne deriverebbero. A confermarlo si veda, da un lato, l’entità delle giacenze di conto corrente, (considerevoli anche a causa dei tassi nulli o negativi delle obbligazioni in euro investment grade) e, dall’altro, la contenuta percentuale (30%) di intervistati che dichiara di detenere almeno uno strumento finanziario.
Il ruolo del Consulente
Dallo stesso Report si ricava che la maggior parte degli italiani (l’80%) prende decisioni in autonomia o su consiglio di amici e parenti. Solo il 20% degli intervistati si rivolge ad un consulente finanziario.
Nel primo caso, è evidente il pericolo che corre l’investitore che nutre un’eccessiva fiducia nelle proprie conoscenze o in quelle di amici e parenti. Nel secondo caso, il rischio è di rivolgersi ad un consulente operante in conflitto di interessi. In Italia, infatti, è preponderante il sistema di consulenza delle reti che paga delle retrocessioni sui collocamenti degli strumenti finanziari. In questi casi, è facile che l’interesse dell’investitore venga sacrificato a favore degli incentivi che vengono pagati dalle case prodotto.
Un ruolo chiave nell’avvicinare i risparmiatori agli investimenti dovrebbe essere svolto dal consulente finanziario indipendente che, remunerato dall’investitore non può che perseguire l’interesse dello stesso.
Quali sono i rischi della scarsa educazione
Chi sceglie di non partecipare al processo di investimento e di pianificazione finanziaria, registrerà inevitabilmente una perdita di potere d’acquisto del proprio patrimonio e, con buone probabilità, mancherà di raggiungere gli obiettivi finanziari personali.
Chi invece ricorre al fai-da-te o si affida a cattivi consiglieri potrebbe compromettere in maniera ancor più significativa il proprio patrimonio.
In particolare, il trading online ha preso profitto dalla crisi da Covid19, registrando una crescita esponenziale sia in termini di nuovi conti sia in termini di operatività (+211% nei mesi di marzo ed aprile – dati Assosim). Tuttavia, il rischio è che, ancora una volta, si tratti di utenti impreparati che andranno ad ingrassare le statistiche che contano più vinti che vincitori.