L’utilizzo corretto dei Piani di Accumulo – PAC

I PAC (piani di accumulo del capitale) non sono altro che un acquisto a rate di uno strumento finanziario. Nei PAC l’investitore decide l’esposizione che desidera ottenere in un determinato mercato e la raggiunge mediante piccoli acquisti diluiti temporalmente.

Prendiamo per esempio un investitore che decide di voler avere a regime un’esposizione al mercato azionario italiano FTSEMIB di 10.000€. Esso potrà scegliere se acquistare tutti e 10.000€ oggi, oppure attivare un PAC di durata 10 mesi a rate costanti. Nel secondo caso l’investitore acquisterà ogni mese 1.000€ di indice FTSEMIB per dieci mesi, fino al raggiungimento dell’esposizione desiderata.

I PAC permettono di ridurre il rischio di timing del mercato, diluendo il prezzo medio di carico di un investimento su un orizzonte temporale più elevato.

Chiaramente, la riduzione del rischio di timing ha un costo indiretto. L’investitore che acquista tramite PAC ha un beneficio in caso di mercati tendenzialmente in calo nel periodo di accumulo, permettendo di ottenere un prezzo di carico medio inferiore rispetto al primo acquisto. L’investitore che acquista tutto in una volta ha invece un beneficio in caso di mercati in tendenziale crescita, poiché ottiene un prezzo medio di carico unitario e pari al valore più basso di periodo.

Nella pratica tuttavia è ampiamente dimostrato che anticipare i cali dei mercati finanziari è estremamente difficile, se non impossibile. In questo senso il PAC permette all’investitore di accumulare l’esposizione al mercato minimizzando l’impatto “psicologico”. La finanza comportamentale insegna che il processo d’investimento è infatti tanto più efficiente quanto più le emozioni dell’investitore sono gestite razionalmente, senza sbalzi. Ecco quindi che i PAC non hanno solo un beneficio economico, ma rendono altresì il processo d’investimento più solido e consistente nel tempo.

I Piani di Accumulo migliori devono avere determinate caratteristiche.

Per prima cosa i PAC devono essere effettuati su panieri di titoli ampi. La massima efficienza di un PAC la si ottiene quando il mercato sottostante cala, ma per accumulare con convinzione e lucida consapevolezza l’investitore deve essere sicuro che il sottostante nel medio termine non possa andare a zero o scomparire. Per questo motivo è altamente sconsigliato effettuare PAC su titoli singoli o strumenti con elevato rischio specifico, mentre è consigliabile utilizzare strumenti ampi (indici) e in valuta forte.

Come seconda caratteristica il PAC deve avere dei costi di transazione contenuti. Se ad ogni accumulo l’investitore viene “spennato” dal suo intermediario, è altamente probabile che parte del beneficio del PAC venga eroso. Questa accortezza rientra nella regola più ampia che un investitore dovrebbe sempre seguire: minimizzare quanto più possibile le commissioni ed i costi d’investimento.

Inoltre il PAC deve essere automatico. L’investitore non deve mettere la sua visione soggettiva nel processo di accumulo previsto dal PAC. Ogni rata deve essere fatta secondo il piano iniziale, proprio perché avere un perfetto timing sui mercati è estremamente difficile anche per gli esperti di settore. Molti intermediari mettono dei sistemi di acquisto automatico, è consigliabile utilizzarli, a patto che il costo sia congruo.

Infine è empiricamente dimostrabile, che più un mercato di riferimento è volatile, più il PAC è efficace nel medio lungo periodo perché tende a “mediare” la volatilità. Ciò è vero a patto che le regole sopra riportate vengano rispettate.

La parte difficile di un PAC non è l’acquisto, ma la vendita.

Solitamente banche ed intermediari si concentrano nel pubblicizzare la parte di costituzione e messa a regime del PAC. Lo fanno perché è loro interesse spingere quanto più possibile l’investitore in strumenti finanziari da loro emessi e/o distribuiti. Poco o nulla si dice della fase di liquidazione o vendita di un PAC, ma proprio questa è la fase più complicata.

L’investitore prima ancora di costituire un PAC, oltre alle regole di accumulo, dovrebbe altresì definire le regole di vendita o ribilanciamento. Tali regole inoltre non possono e non devono essere asettiche, ma devono essere considerate assieme alle altre asset class del patrimonio dell’investitore.

Così come la fase di acquisto a nostro avviso anche la fase di ribilanciamento e vendita dovrebbe avere dei parametri oggettivi e automatici, anche se un grado di soggettività aggiuntivo è spesso concesso.


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