Gli ETF bilanciati sono una buona soluzione di investimento?

Seppur siano una rarità, esistono degli Exchange Traded Funds (ETF) bilanciati, ovvero che investono una parte del loro patrimonio in titoli azionari e la complementare in titoli obbligazionari.

Come funzionano gli ETF bilanciati?

Potrebbe trattarsi di:

  1. ETF gestiti attivamente senza alcun riguardo ad un Benchmark che investono in un paniere di ETF sottostanti, definendo nel complesso, un profilo bilanciato. In questo caso, è facile attendersi che vengano indicati dei limiti all’investimento, ovvero la percentuale minima e massima allocabile nel comparto azionario ed in quello obbligazionario.
  2. ETF replicanti un Benchmark a proporzioni costanti composto da più indici (ad esempio, l’indice di riferimento potrebbe essere così composto: 40% MSCI World 60% Global Aggregate Bond). Questo secondo caso è assimilabile alla costruzione di un portafoglio con profilo bilanciato ricorrendo a soli due strumenti, un ETF azionario ed uno obbligazionario, periodicamente ribilanciato al fine di mantenere inalterate le proporzioni.

Quali sono le variabili da considerare prima di acquistare un ETF bilanciato?

  • Asset allocation: la definizione dell’asset allocation deve necessariamente essere coerente con gli obiettivi di investimento e la propensione al rischio dell’investitore. La soluzione degli ETF bilanciati non consente la costruzione di un’asset allocation “ad hoc” per l’investitore. Infatti, le componenti azionaria ed obbligazionaria potrebbero non ricoprire nel portafoglio il peso desiderato dall’investitore. Diversamente, l’ETF potrebbe offrire il profilo rendimento-rischio richiesto e costituire una possibile soluzione di investimento (previa verifica di efficienza dello strumento).

La valutazione di efficienza dello strumento, sia in termini di performance che in termini di liquidità, assume una certa rilevanza considerata la scarsa offerta e diffusione di ETF bilanciati, che potrebbero determinare l’inefficienza degli strumenti. Le variabili da osservare sono:

  • Tracking error: è la misura dello scostamento delle performance dello strumento rispetto all’indice di riferimento, fornisce un giudizio sulla fedeltà di replica del sottostante.
  • Entità delle spese correnti: la voce di costo deve essere osservata sia in termini assoluti sia in termini di convenienza o sconvenienza rispetto alla soluzione di investimento in un paio di ETF azionari ed obbligazionari.
  • Entità degli AUM: le masse gestite devono essere tali da consentire il corretto funzionamento del Fondo nella liquidazione delle quote e nell’investimento delle sottoscrizioni.
  • Liquidità: al fine di assicurarsi la possibilità di scambiare la propria posizione sul mercato, senza l’onere di elevati costi di negoziazione, è importante verificare che il differenziale bid-ask, ovvero la differenza fra i prezzi di acquisto ed i prezzi di vendita, sia contenuto e si accompagni a volumi di scambio consistenti.

In conclusione, previa valutazione dell’efficienza dello strumento e dell’adeguatezza dell’asset allocation, un portafoglio bilanciato in ETF che replichi passivamente un indice composto a proporzioni costanti, potrebbe costituire una valida alternativa all’investimento in un paio di ETF azionari ed obbligazionari.

L’ETF bilanciato gestito attivamente merita una discorso diverso. Infatti, la valutazione della gestione attiva sconfina il tradizionale mondo degli ETF, e la performance non può più essere giudicata in termini di fedeltà di replica. Dal punto di vista della struttura dello strumento sopra descritta, segnaliamo che l’investitore registrerebbe una perdita sia in termini di trasparenza, dal momento che potrebbe non conoscere in qualsiasi momento l’esposizione assunta, mancandone il giudizio di adeguatezza, sia in termini di efficienza (si pensi agli extra costi imputabili alla sovrastruttura tipica dei Fondi di Fondi).


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