Il tema dei costi dei fondi nel mondo è un tema a noi molto caro e per questo ricorrente nei nostri contenuti.
Oggi, torniamo a parlarne in occasione della pubblicazione del capitolo “Fees and Expenses” del Morningstar Global Investor Experience Study.
L’obiettivo del capitolo è quello di ordinare i 26 paesi in analisi sulla base della migliore esperienza in tema di costi prelevati dai Fondi destinati agli investitori retail.
Il campione oggetto di analisi considera le classi di Fondi, domiciliati o disponibili alla vendita, sottoscrivibili dagli investitori retail, in ciascun mercato. Diversamente, esclude gli ETF.
Le variabili osservate sono un indicatore di costo calcolato soppesando i fondi per gli asset in gestione (AUM), l’applicazione delle commissioni di ingresso, il modello di consulenza affermatosi.
Nello specifico, l’indicatore di costo è l’asset-weighted median expense ratio che è espressione delle spese ricorrenti che un investitore in Fondi comuni sostiene. L’indicatore include le commissioni di gestione, le commissioni di distribuzione, le retrocessioni e le commissioni di performance (ove previste); ma, esclude i costi una tantum, come le commissioni di sottoscrizione e di rimborso.
I risultati del Morningstar Global Investor Experience study
I 26 paesi vengono classificati in 5 categorie, di seguito elencate in ordine decrescente per qualità di esperienza: Top, Above Averge, Average, Below Average e Bottom.
In testa alla classifica, a popolare la categoria “Top”, troviamo Australia, Paesi Bassi e Stati Uniti. In Fondo alla classifica, nella categoria “Bottom”, vi sono Italia e Taiwan.
Nei paesi che popolano le prime posizioni in classifica si registra un più basso indicatore di costo. Diversamente nei paesi che ricoprono postazioni in fondo alla classifica i costi ricorrentemente sostenuti dagli investitori retail in Fondi sono più alti. Di seguito, si riportano i dati di costi per i soli paesi che occupano gli estremi della classifica. Si differenzia tra Fondi domiciliati o disponibili alla vendita nonché per tipologia di Fondo.
Il divario esistente tra i costi previsti nei paesi con punteggio “Top” e quelli ricorrenti nei paesi con punteggio”Bottom” è evidente. Ricordiamo che differenze considerevoli in termini di costi si traducono inevitabilmente in differenze considerevoli in termini di rendimento riconosciuto agli investitori finali.
La buona notizia è che la maggior parte dei 26 paesi ha visto una riduzione dell’indicatore di costo rispetto all’analisi precedente, condotta nel 2019. Tale riduzione si deve sia ad una riduzione dei costi previsti dai Fondi sia ad una migrazione delle risorse da Fondi più costosi a Fondi meno costosi.
Tuttavia, per molti paesi, tra cui l’Italia, vi è ancora molto margine di miglioramento per avvicinarsi alle percentuali di costo dei paesi nella categoria “Top”. Quali sono allora le condizioni di mercato che riducono i costi dei Fondi?
Quali sono i driver del miglioramento?
- Nei paesi che occupano le prime posizioni in classifica (Australia, Paesi Bassi e Stati Uniti), la maggior parte delle classi sottoscrivibili dalla clientela retail non prevede l’applicazione delle commissioni di retrocessione. Ove previste, queste ultime vanno a remunerare il servizio di consulenza che, tuttavia, spesse volte, non è stato affatto richiesto e fornito.
- Australia, India e Paesi Bassi hanno proibito l’applicazione delle commissioni di sottoscrizione. Quando applicata, questa tipologia di costo è interamente a beneficio del distributore per l’attività di distribuzione e di consulenza.
- Il modello di consulenza finanziaria prevalente in Australia, Paesi Bassi, Regno Unito e Stati Uniti prevede il pagamento diretto del servizio di consulenza. L’affermarsi del modello di consulenza indipendente ha spinto la richiesta di strumenti meno costosi. Questo perché i consulenti hanno optato per le soluzioni che non prevedono costi di distribuzione e di consulenza. Nello specifico, classi di fondi che non applicano commissioni di retrocessione e fondi a replica passiva, quali ETF. Diversamente, dove le banche giocano ancora un ruolo centrale nella consulenza finanziaria, seppur distribuite, è difficile avere accesso a classi che non applichino commissioni di retrocessione.
- I mercati in cui l’utilizzo di ETF è diffuso, sperimentano una elevata pressione sui prezzi dei Fondi. È il caso degli Stati Uniti, dove la competizione ha portato all’offerta di strumenti a costo zero.
In Italia, la situazione è agli antipodi di quella descritta nei punti precedenti.
Si sono fatti dei passi avanti con l’istituzione di un Albo apposito per i Consulenti Finanziari Autonomi e l’obbligo di maggiore trasparenza nella rendicontazione dei costi da fornire all’investitore finale. Ma, queste misure sono sufficienti?
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