Il commercialista degli investimenti

Per migliorare il processo di gestione del patrimonio vi è la necessità di monitorarne l’andamento nel corso del tempo. In questo senso il consulente finanziario deve essere  il professionista che almeno una volta all’anno, compila e presenta al proprio cliente un “bilancio patrimoniale-finanziario” di periodo, proprio come il commercialista raccoglie, ordina e presenta, nel bilancio aziendale, i valori di ricchezza generata e/o bruciata dall’azienda.

L’analisi dei numeri a consuntivo è propedeutica ad aiutare il “decision maker” ad adottare delle strategie consapevoli. Inoltre, alla fine di ogni periodo, il “bilancio” (sia esso aziendale o patrimoniale) è uno strumento oggettivo ed imparziale per giudicare le scelte strategiche del decisore stesso, aiutandolo a migliorarsi anno dopo anno. Chi mobilita, quindi, i propri capitali nei mercati finanziari, acquistando o vendendo azioni ed obbligazioni, senza una perfetta panoramica del patrimonio complessivo, sta prendendo decisioni che spesso portano a squilibri e che comportano assunzioni di rischi non ponderati.

Il patrimonio da monitorare deve comprendere anche gli immobili e l’azienda di proprietà.

Così come il bilancio aziendale analizza tutti i tipi di asset dell’azienda, il bilancio patrimoniale-finanziario deve includere tutti gli asset che l’investitore possiede, monitorandone l’andamento aggregato. Solitamente, banche e gestori, presentano e monitorano solamente gli asset finanziari tradizionali (azioni, obbligazioni e materie prime), ma nulla dicono sull’andamento del valore di immobili ed aziende di proprietà. Questo è un errore, poiché immobili ed aziende di proprietà sono spesso parti importantissime del patrimonio aggregato dell’investitore.

La mancanza di un valore di mercato oggettivamente riscontrabile non basta a giustificare l’esclusione di questi asset. Vi sono infatti modelli di valutazione ampiamente diffusi che permettono di calcolare il “fair value” sia degli immobili che delle aziende non quotate in modo relativamente semplice, basta solo avere una base dati coerente. Per l’azienda serve il bilancio ed il business plan, per l’immobiliare servono le principali voci di costo e ricavo relative all’immobile messo a reddito, oltre che i valori di vendita medi di immobili simili. Tutti questi dati sono facilmente reperibili ed in entrambi i casi, l’output finale sarà un rendimento e un fair value degli asset simile a quello utilizzato per le azioni e le obbligazioni presenti in portafoglio.

Il consulente finanziario ha il compito quindi di diventare il commercialista degli investimenti del proprio cliente. Solo se si monitora il patrimonio nel suo complesso si inizierà infatti a mettere in competizione razionalmente tutti gli asset di portafoglio. Inoltre solo così si potrà attuare e valutare ogni anno una gestione patrimoniale consapevole, informata ed ottimizzata.