Gentili lettori ,
dopo la digressione ad Oriente del precedente report, ritorniamo verso l’Europa traendo spunto dall’etimologia e dalle lingue Indoeuropee , cioè che hanno avuto origine da radici comuni nel linguaggio dei popoli che abitavano il territorio compreso tra l’Asia e l’Europa .
Le radici comuni nel linguaggio dei popoli
Queste radici sono raggruppate per lettere , e quelle che contengono la consonante K racchiudono lo stesso concetto: piegare, curvare .
Forse perché il primo segno della consonante è rettilineo “I” mentre il secondo è piegato “<” ?
Sembra che la spiegazione provenga invece dal segno Fenicio kaph, simile alla nostra X .
Ebbene, la K insieme alla R diede origine a parole come Kur-tòs , che in Greco antico significava “curvo” ( i matematici, e meglio ancora gli statistici, avranno immediatamente pensato alla Curtosi !) da cui il latino curvus e da qui l’aggettivo italiano.
Associando la K ad A ed R abbiamo la radice KAR , che aveva il senso di “avvolgere in cerchio” : da essa ha origine la parola Corona , che da intreccio di fiori a forma di cerchio sulla testa, meritato premio per un’impresa sportiva o letteraria, diventò simbolo di autorità sul capo di re ed imperatori .
Molte monete hanno conservato quella origine nel loro nome : si pensi alla Corona Svedese, Norvegese etc.
Ancora la K
Sempre la K, ma preceduta da A ed N , è alla base nel Greco antico del termine Ank-on , che significava gomito , e quindi anche piega, curvatura : la città di Ancona deve il suo nome alla conformazione della costa in quel punto .
Poi i latini coniarono il termine angulus il cui significato è chiaro a tutti .
Degli angoli e dei loro rapporti con i lati di una figura geometrica , in particolare dei triangoli , tratta la Trigonometria ( lett. “misurazione delle figure con tre angoli” ) ; ma in Occidente il primo studio completo sulle relazioni tra angoli e segmenti si deve a Talete , matematico e filosofo greco , e dal suo famoso Teorema trasse origine la geometria modernamente intesa , e fu basilare la sua idea di concepire la sua validità non per una singola figura , ma per tutte quelle simili : intuizione che gli valse il titolo di vero primo matematico della storia , come anche Aristotele ebbe a riconoscere .
E il titolo del report?
Il Fattore K si riferisce, nella tecnologia dei materiali, allo spessore di un metallo soggetto a piegatura … Il cerchio si chiude..!
Ma più che considerare gli andamenti curvilinei più o meno regolari dei grafici che rappresentano i principali mercati , ci vogliamo chiedere oggi se i dati macroeconomici pubblicati negli ultimi giorni possano effettivamente preludere ad una curva importante , una vera e propria svolta : la sbornia di rialzi dei tassi di interesse da parte delle Banche Centrali sta lasciando il posto a previsioni meno inflazionistiche , e il momento in cui i tassi possano addirittura iniziare a diminuire si sta avvicinando di qualche semestre rispetto alle attese dei mesi passati .
L’effetto sui mercati di rischio si è visto immediatamente , e dopo i canonici mesi di settembre ed ottobre poco favorevoli agli indici azionari , il mese di novembre , storicamente pronubo alle posizioni di rischio , è iniziato con enfasi ed ottimismo .
Ricordiamo che nel precedente report si era parlato di una correlazione diventata differente da quella abituale , ed inversa, tra azioni ed obbligazioni.
Ebbene, sta succedendo anche nella recentissima fase , che analizziamo più diffusamente tra poche righe, con indici azionari e prezzi dei Treasury Bond statunitensi entrambi in rialzo . Andiamo allora ad esaminare come si è evoluta nell’ultima settimana la c.d. “curva dei tassi” , cioè la loro distribuzione per scadenze successive :
Anche nell’area dell’Euro la situazione è molto simile:
La curva di colore rosso è relativa al 3/11 , quella verde al venerdì precedente.
Stiamo iniziando a tornare verso la forma più consona , cioè ad una inclinazione positiva che rispetti il concetto base di rischio (e quindi rendimento da tasso) più elevato al crescere della durata ; passeremo per una diminuzione maggiore sulle scadenze brevi quando il rischio inflattivo si normalizzerà , avvicinando i target ideali tra il 2% ed il 3% .
E probabilmente il ritorno ad uno scenario più “normale” ristabilirà la tradizionale correlazione inversa tra Bond ed Azioni : ma per ora , godiamoci il contemporaneo rialzo dei due comparti !
Proseguiamo come solito con il commento all’andamento dei principali mercati nella scorsa settimana .
Le incertezze sono ancora molte
E’ presto per dire che stiamo per assistere ad un tipico “rally” di fine anno , non solo per motivi cronologici, ma anche perché le incertezze sono ancora molte , sia sul fronte geopolitico internazionale che su quello macroeconomico; fatto sta che una settimana come quella che si è appena conclusa mette di buon umore.
Il tono positivo si deve soprattutto al fattore inflazione , che è attesa in ulteriore calo nei prossimi mesi con i connessi benefici effetti sulle politiche monetarie delle Banche Centrali.
In Europa i prezzi al consumo scendono sotto il 3% di incremento su base annua , mentre negli Usa i recenti dati occupazionali raccontano di un settore meno in tensione : per citarne solo uno , ad inizio 2023 ogni 10 disoccupati erano disponibili 19 posti di lavoro , in ottobre tale rapporto è sceso a poco meno di 15, interpolando le posizioni attive presso i datori alla ricerca di personale (Job Openings) con il numero totale di coloro che sono alla ricerca di occupazione.
Questa dinamica si è riflessa sul tasso di disoccupazione, che è leggermente aumentato arrivando a sfiorare il 4% dal 3,8% precedente, e sulla evoluzione delle paghe orarie, cresciute ma in misura minore rispetto al mese di settembre .
Pur considerando che le recenti agitazioni nel settore Auto in Usa hanno contribuito allo scenario , sono dati che incoraggiano l’attesa di una inflazione più bassa nei mesi a venire .
I riflessi si sono visti sui rendimenti dei Treasury Bonds , scesi a poco più del 4,5% sulla scadenza decennale dopo aver sfiorato il 5% nell’ottava precedente , sui listini azionari dove la scaletta dei rialzi vede sul podio l’indice Russell2000 (+7,71%) , composto da società di piccola capitalizzazione , quindi più sensibili al costo del denaro, e generalmente considerato più rischioso sia dell’indice tecnologico Nasdaq (+6,61%) che dello S&P500 (+5,85%) , e sulla ripartizione tra settori , che ha privilegiato quello finanziario (+7,34%) (ciclico) e a seguire i produttori di beni “discrezionali”(+7,11%) e le reti distributive al dettaglio (+7,20%) (anch’essi legati all’andamento economico) .
Anche il progresso nel settore dei Media (+7,09%) segnala un maggiore ottimismo , in quanto come noto le spese pubblicitarie che alimentano i conti economici delle aziende del comparto tendono a salire solo se le prospettive di business stanno migliorando.
In Europa troviamo uno scenario molto simile : gli indici a maggiore “beta” , che tendono cioè ad amplificare i movimenti del mercato , hanno fatto meglio della media , come l’indice nostrano che a Piazza Affari ha segnato +5,08% rispetto al DAX con il suo +3,42% .
Anche il comparto del reddito fisso , per sua natura meno volatile , è stato premiato con un progresso del 2,32% per i Bond di rating medio-alto, arrivando ai quasi tre punti dei titoli emessi da società con rating molto basso, quelli che in gergo si definiscono “junk bonds” ; a conferma di una percezione di rischio migliorata negli operatori.
I mercati dei cambi
Sui mercati dei cambi le divise tradizionalmente considerate “safe-haven” come il Franco Svizzero sono state invece vendute , dinamica simile a quella dell’Oro che ha ceduto poco meno dell’1% tornando sotto la soglia di 2000 dollari/oncia , livello che sta diventando linea di demarcazione tra fiducia e incertezza; mentre i migliori apprezzamenti sono arrivati dalle divise più “cicliche” come il Dollaro Australiano.
Le materie prime
Trascurato invece il Petrolio , che ha bisogno di qualche segnale positivo in più dalle economie dei Paesi che ne consumano maggiormente , come la Cina per esempio : da ciò anche il limitato progresso dei metalli industriali (Rame +0,82%) , comunque in trend al rialzo; meno lusinghieri i numeri delle commodities agricole: le scorte sono elevate e non si segnalano spunti dal lato dell’offerta che possano invertire la tendenza nel brevissimo termine .
A coronamento di quanto detto finora, quello ritenuto il termometro del sentiment di mercato , cioè l’indice VIX della volatilità dell’indice azionario S&P ha perso un terzo del suo valore passando da 21,45 a 14,91 , e anche se ultimamente ha perso un po’ di significato ed appeal tra i market movers , il segnale è forte e chiaro.
Non ci siamo depressi tra settembre ed ottobre e non ci esaltiamo ora per la settimana appena conclusa , ma se, come detto nella parte iniziale del report, siamo ad un punto di svolta delle aspettative di inflazione, non mancheranno i motivi di soddisfazione in futuro ; non è un trend che cambia direzione tutti i giorni , eventi geopolitici permettendo, e mettendo ovviamente in cantiere le possibili correzioni che “fanno parte del gioco” .
La sintesi della situazione , come solito , è riassunta di seguito dal nostro indicatore , che risale in territorio positivo con un movimento deciso .
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