Inflazione e investimenti

In finanza li chiamano trend secolari, quelle dinamiche che influiscono sui mercati finanziari per molti anni, restando sotto traccia, tanto da diventare quasi scontate.

Negli ultimi 20 anni il principale trend secolare è stato la deflazione tendenziale dei prezzi. Demografia, tecnologia, crisi finanziare, leva e stock di debito hanno portato ad una crescita economica e finanziaria senza aumenti significativi dei prezzi.

In questi anni le banche centrali, nate per mantenere stabilità finanziaria e dei prezzi, hanno avuto vita relativamente facile; dovevano fare di tutto per evitare la deflazione tenendo bassi i tassi ed inondando il sistema con nuova liquidità!

Cali dei prezzi avrebbero causato peggioramenti della sostenibilità debitoria degli agenti economici e di conseguenza rischi di fallimenti a catena, sia nell’ambito pubblico che nel privato.

Dall’altro lato, importazioni di beni e servizi a basso costo dai paesi asiatici e innovazione tecnologica, garantivano la completa assenza di shock inflazionistici duraturi nonostante la politica monetaria ultra espansiva.

Aziende, famiglie, politici, opinione pubblica e tutti gli altri soggetti economici non erano più abituati a pensare all’inflazione come un trend duraturo.

Molti non l’avevano mai sperimentata ne combattuta.

Per questo stiamo assistendo ad uno shock generazionale, ad un brusco risveglio da un tepore ventennale.

Nessuno era preparato e anche chi lo era dal punto di vista teorico, non lo era dal punto di vista fattivo. L’elevatissima inflazione che stiamo subendo oggi però sta cambiando questo approccio: più essa sarà duratura più la corrente cambierà. In ultima analisi potremmo essere all’inizio di una nuova era dove il trend secolare sarà inflazionistico.

Se così fosse le implicazioni per gli investitori saranno molte, ma due principali:

  • bisognerà aumentare sempre più l’esposizione ad asset reali e
  • bisognerà sempre più dimenticare il “buy-the-dip” aggressivo nel mercato obbligazionario.

Non sarà un processo facile.

Ci vorrà del tempo per comprendere quale sarà il nuovo punto di equilibro dei tassi di interesse di mercato, sia al rialzo che al ribasso. Ovvero i due punti di flesso dove vale la pena accumulare e vendere l’obbligazionario.

Inoltre sarà sempre più improbabile vedere nei prossimi 20 anni massimi crescenti nei prezzi delle obbligazioni, i minimi del 2020 probabilmente non saranno battuti.

 

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