Non possiamo esimerci dal commentare il polverone che ha sollevato questa settimana la rubrica Dataroom di Milena Gabanelli nel sito web del Corriere della Sera. (Link). La nota giornalista televisiva ha dedicato (finalmente) il servizio ai Consulenti Autonomi e alle SCF (Società di Consulenza Finanziaria come la scrivente). Come si può facilmente recepire ascoltando questo intervento, la Gabanelli ha parlato di queste nuove figure professionali in termini assolutamente innovativi e positivi, facendo emergere il carattere distintivo rispetto a chi opera in regime di mandato. L’elemento cardine sul quale ha posto l’attenzione è il requisito di indipendenza, sia oggettivo che soggettivo, che questi soggetti hanno; requisito che invece non è riscontrabile nel ruolo del CFAOFS (consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede alias ex promotore finanziario).
Apriti cielo! L’esercito dei circa 36.000 CFAOFS attualmente in carica alle reti bancarie ed il suo rappresentante di categoria, il Sig. Bufi, presidente di Anasf (Associazione nazionale dei CFAOFS), si sono fatti immediatamente sentire. Moltissimi i commenti e le critiche al servizio della Milena nazionale e poco dopo, la replica in video messaggio del leader della categoria (Link). La disputa sta tutta nella parola INDIPENDENTI. Non sappiamo se piangere dopo aver ascoltato le motivazioni narrate in questo breve video o se godere del tempo che un esercito di queste dimensioni, dedica ad uno sparuto schieramento di liberi battitori. Evidentemente la seconda ipotesi ci fa pensare che quello che stiamo facendo ogni giorno con i clienti sia una azione che dia sempre più fastidio al sistema che, messo a nudo dei suoi enormi conflitti di interesse, coglie qualsiasi occasione non tanto per screditare il nostro status (una volta riuscivano a fare pure questo) ma addirittura per sostenere che anche loro sono come noi! Indipendenti.
Bufi, si appella al fatto che le reti e i CFAOFS operano con architetture aperte (motivazione solamente commerciale ma che nulla ha a che fare con l’indipendenza), che il termine indipendente è una terminologia del tutto “impropria” e ancora che l‘indipendenza ha ad oggetto la prestazione del servizio e non gli operatori! Precisiamo che se è vero che anche le banche potrebbero fare la consulenza su base indipendente è altrettanto riscontrabile che nessuna ad oggi la presti. Inoltre, caro Sig. Bufi, ci spiace rilevare tali imprecisioni arrivino da una autorità come la sua perché dovrebbe sapere che le norme che disciplinano il requisito di indipendenza soggettiva di CFA e SCF esistono!