Negli ultimi mesi vi è una nuova moda nei mercati finanziari globali. Dopo un 2022 di tendenziale calo per i titoli tecnologici, il 2023 è iniziato con il botto per il settore. Secondo una recente analisi[1] effettuata con dati di borsa al 11 Aprile 2023, l’indice azionario americano S&P500 ha avuto un ritorno complessivo del 7,55% da inizio, ma oltre il 90% di questo ritorno (7.05%) è stato generato da 20 azioni solamente, di cui 14 sono “tech”.
Più in generale la sovraperformance del segmento dei tecnologici è anche evidente se si paragona l’andamento da inizio anno dell’indice Nasdaq 100 con il più ampio e diversificato indice NYSE Composite (che racchiude le prime 2.400 aziende quotate a New York Stock Exchange), il primo infatti è in crescita del 31.63% da inizio 2023, il secondo sta invece perdendo lo 0,5%.
A ben vedere tale divergenza non può e non deve limitarsi all’analisi del 2023, ma deve tenere in considerazione anche il 2022, anno particolarmente complicato per i titoli tecnologici. Se si amplia l’analisi comparativa tra Nasdaq 100 e NYSE Composite partendo da dicembre 2021, si nota che i due indici hanno avuto ad oggi più o meno la stessa performance e per entrambi è stata negativa (-13.3% vs -12.08%).
Il market breadth
In gergo questa forte differenza tra l’andamento degli indici di mercato è un’indicazione di “market breadth”, ovvero di ampiezza e condivisione del movimento del mercato.
Spesso si giudica una divergenza tra un settore e l’altro come negativa poiché mostra che un movimento del mercato non è trasversale a tutto il mercato, ma limitato ad un piccolo gruppo di titoli.
Teoricamente e storicamente la crescita di un piccolo numero di titoli mette le basi di instabilità nel mercato perché evidenzia una crescita squilibrata e che potenzialmente crea sacche di sopra-valutazione.
Dal 2008 in poi, tuttavia, vi sono stati molti periodi in cui i titoli tecnologici hanno avuto significative sovraperformance rispetto al mercato, e non per questo la divergenza in termini di “market breadth” è stata anticipatrice di collassi o correzioni. Ciò è stato vero soprattutto se la sovra-performance è stata generata dai “grandi” della tecnologia, ovvero da Apple, Amazon, Microsoft, Google e da altri titoli con enorme base di utenze e possibilità di crescita.
Oggi, siamo davanti ad una situazione da un lato interessante, dall’altro molto complessa.
Infatti, la fortissima accelerazione di Aprile e Maggio 2023 dei titoli tecnologici è stata guidata dallo “storytelling” dell’intelligenza artificiale.
I titoli ad essa collegati hanno avuto una forte revisione al rialzo sulle prospettive di crescita del fatturato ed hanno avuto un significativo rialzo delle quotazioni.
Chat GPT di OpenAI ha aperto la moda, ma oggi gli sviluppi sono trasversali a varie società.
Le azioni di Nvidia, produttore di chip utilizzati nei data center, sono salite del 24% dopo che la società ha battuto le aspettative su ricavi ed utili ed è sembrata estremamente ottimista sui futuri ordinativi e vendite; Nvidia è in salita del 166% da inizio anno ed è l’esempio emblematico di come alcuni titoli siano esplosi al rialzo.
Tuttavia, a differenza del boom delle criptovalute (nella fase iniziale della loro storia), il trend attuale sta investendo in pieno anche i “grandi” della tecnologia: per esempio Google, Microsoft e Meta hanno già annunciato nuovi significativi prodotti e servizi “AI-based” ed hanno dichiarato apertamente che per loro sarà una priorità “eccellere” nel settore.
In questo senso, quindi, non è solo una marea che ha portato a valutazioni astronomiche le piccole barchette del settore, ma ha anche rialzato i transatlantici tecnologici. Gli stessi colossi che con la loro massa economica e finanziaria possono spostare il mercato, anche quello azionario, visto il loro peso sui principali indici mondiali.
Gli investitori, quindi, pensano che l’intelligenza artificiale avrà un impatto significativo sull’economia mondiale, tramite l’attività dei “grandi” player tecnologici e sta scommettendo di conseguenza. Gli indici azionari seguono a ruota, in base al peso dei big tech al loro interno.
Quanto questo sia sostenibile nel medio periodo non è facile da comprendere.
Certo è molto improbabile che una risposta definitiva arrivi a breve. La forza e la capillarità di queste aziende ed il loro pieno commitment alla “rivoluzione” in corso fa infatti pensare che, parte di questo “storytelling” di fatturato tramite i servizi dell’intelligenza artificiale, possa essere una profezia che si autoalimenta.
Se stanno così le cose, a chi chiede come può partecipare all’attuale boom della AI, la risposta forse più semplice e con il miglior profilo rischio rendimento è quella di acquistare un indice di mercato come l’S&P500 o l’MSCI World.
Apple, Microsoft, Google, Nvidia, Amazon, Meta e Tesla, probabilmente tra i protagonisti dell’attuale tendenza, hanno un penso di oltre il 25% nell’ETF sull’S&P500, già una fortissima concentrazione sul settore.
Se il trend si sgonfia inoltre queste aziende possono resistere meglio ad eventuali storni rispetto alle più piccole aziende del settore, e non vi è dubbio che rilanceranno con annunci e investimenti per cercare di sostenere i multipli molto elevati che hanno. Infine, quanto meno, una buona parte dell’indice rimane investito anche in altre aziende con business meno accattivanti, ma quantomeno con valutazioni più “umane”.
Sullo sfondo non dimentichiamo tuttavia l’ossessione di qualche mese fa dei mercati: i tassi d’interesse.
Oggi l’attenzione si è spostata sull’AI perché le tensioni sul rialzo dei tassi sono diminuite, ma qualora dovessero riprendere si deve sempre ricordare che le banche centrali e la liquidità immessa o tolta dal sistema è quello che guida nel breve periodo i mercati, forse più dell’economia.
[1] Pubblicata al seguente link: https://www.visualcapitalist.com/cp/top-20-stocks-sp-500-returns/
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