L’allenatore nel pallone

Da quando abbiamo iniziato a praticare la libera professione del consulente finanziario indipendente vediamo le cose da prospettive diverse, se non opposte, rispetto a quelle che possono vedere tutti coloro che rappresentano un marchio.

In cosa è diverso consulente finanziario indipendente?

La diversità sta non solamente nel fatto che chi è indipendente non colloca prodotti, non solo nella modalità di remunerazione (che prevede una esclusivamente una parcella e non una retrocessione dei costi pagati dal cliente quando sottoscrive un prodotto), ma sta nel fatto che chi è indipendente ha la possibilità di avere una visibilità completa o molto più ampia, del patrimonio appartenente al cliente. 

Nella realtà è molto frequente che chi ha del capitale investito abbia adottato una basilare politica di diversificazione tra diversi intermediari.

Attorno al cliente ci saranno, pertanto, un certo numero di consulenti appartenenti ai vari intermediari, che possederanno solo una parte del suo patrimonio da gestire e sul quale fare le loro proposte.

Potrebbero questi consulenti essere considerati una squadra?

Difficile se non impossibile, almeno nella nostra lunga esperienza, perché ognuno di loro, avrà visibilità e operatività esclusivamente sulla quota parte assegnatagli dal cliente, senza possibilità di dialogare con gli altri.

Il cliente potrebbe essere l’allenatore?

Difficile e improbabile perché per fare l’allenatore bisogna avere competenze specifiche, sviluppate in anni di approfonditi studi ed esperienze sul campo, relative a idee, metodi d’investimento, modalità di valutazione dei rischi, analisi dei prodotti e altre importanti aspetti collegati all’attività d’investimento.

Pertanto la situazione reale di quasi la totalità delle persone che hanno del capitale investito è costruita attorno ad una squadra fatta da consulenti appartenenti ad un settore che applica logiche prodotto-centriche, che tra loro non si conoscono, che non sanno uno cosa fa l’altro, il tutto gestito da un allenatore che non ha alcuna specifica conoscenza della materia. 

  • Potrebbe mai una situazione di questo genere esser affidabile, vincente ed efficiente? 
  • Se applicassimo queste modalità nella gestione di una azienda, quali risultati potremo attenderci?
  • Se applicassimo questi schemi in qualsiasi sport di squadra, a cosa potremo aspirare?

Evidenziato tutto questo,

quale potrebbe essere allora la combinazione per avere una vera squadra e un vero allenatore? 

Innanzitutto serve un cambio di mentalità importante. 

Chi lo deve fare? Chi ha il capitale. L’investitore.

Fino a quando non capirà che il giocatore, che considera appartenente alla sua squadra, è contestualmente e oggettivamente anche un giocatore di un’altra squadra (la sua banca), sarà molto difficile che si ponga l’obiettivo di valutare se, la consulenza ricevuta, è stata erogata nel massimo suo interesse o se invece è stata mescolata con compromessi, più o meno gravosi, tra il suo interesse e quello del suo consulente. 

Inoltre, fino a quando non comprenderà che difficilmente può esser un buon allenatore per i motivi sopra menzionati, altrettanto difficilmente potrà notare le lacune dei suoi “giocatori”, organizzando di conseguenza un efficiente e produttiva attività d’investimento.

Nessun grande ed avveduto investitore adotta questa disorganizzazione, perché la prima preoccupazione è rivolta a trovare uno o più soggetti, altamente professionalizzati, indipendenti, che operino nel loro esclusivo interesse e mai di altri, che possano fare gli allenatori per suo conto, organizzando al meglio i migliori giocatori presenti sul mercato.

Non è cosa semplice cambiare le nostre abitudini, specialmente quando queste sono radicate da decenni. Non lo è perché il sistema non lo agevola e spesso anzi, lo ostacola.

E’ un processo,, tuttavia che va affrontato se anche alla finanza personale si vuole attribuire la stessa importanza che si presta per la propria salute, per i propri figli, per il proprio lavoro o per la propria azienda. 


PS: le considerazioni di cui sopra sono meramente una narrazione di situazioni oggettive, ossia descrivono oggettivamente lo schema in cui si configura abitualmente l’habitat di un investitore.

Questo perché non sia di pretesto per dire che noi ci riteniamo migliori di altri.

Le persone, poi, fanno sempre la differenza pertanto, come più volte detto, ci sono bravissimi e preparatissimi professionisti appartenenti ad un intermediario e pessimi consulenti indipendenti, come è vero il contrario.

Rimane il fatto che, come si fa abitualmente in finanza, si parli e ci si confronti sulla base di ipotesi, nel qual caso, qui, l’ipotesi è che i consulenti siano tutti professionisti uguali così da poter evidenziare oggettivamente le differenze tra una modalità ed un’altra della consulenza.  


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6 Marzo 2023