Gentili lettori ,
raggiungere la destinazione è lo scopo di ogni viaggio , e talvolta l’ultimo tratto è il più complicato .
La sfida della logistica
In un’epoca di e-commerce e di profondi mutamenti nelle dinamiche di consumo , la disciplina della logistica si occupa del percorso che un bene segue nel raggiungere il suo destinatario , dal luogo di produzione a quello di utilizzo.
E’ una sfida importante, perché in molti settori merceologici il costo del trasporto nell’ultimo tratto può arrivare a costituire il 50% del costo totale; inoltre mette in contatto l’utente finale con la “supply chain” e il suo giudizio sul servizio offerto può essere condizionato fortemente proprio da come è avvenuta la consegna , se è stata puntuale , se l’incaricato è stato gentile e rispettoso della privacy e così via.
Come molti di voi avranno sperimentato ricevendo un articolo acquistato in rete : dopo la consegna è inevitabile ricevere un messaggio che chiede all’utente di valutare appunto la qualità del servizio .
Il momento della consegna
E non è un fattore da trascurare perché le statistiche mostrano l’importanza del momento consegna : un giudizio positivo dell’utente finale può condizionare le sue scelte future nel preferire un fornitore rispetto ad un altro .
Recenti studi mostrano che oltre i due terzi dei consumatori considerano importante la chiarezza sui tempi di consegna e il 75% desidera ricevere un Sms quando il recapito è imminente.
Tra i “Millennials” , cioè gli utenti più giovani , ben il 68% sceglie un rivenditore sulla base delle sue opzioni di consegna .
L’obiettivo è quello dell’ODD , “on demand delivery” , cioè la personalizzazione dell’ultima fase del percorso sulla base delle preferenze dell’acquirente : la scelta dell’orario preciso , la possibilità di “consegna al vicino” oppure di stoccare l’articolo in deposito se si è lontani da casa per ferie o lavoro , sono tutti plus oggetto di crescente attenzione da parte degli attori della catena distributiva , che si concretizza per esempio con la predisposizione di opportuni “decoupling points” , cioè centri di raccolta e smistamento delle merci più piccoli e più vicini alla destinazione finale.
Ricordiamo che la scelta di un prodotto (sempre più spesso indifferenziato ) è frutto di varie considerazioni operate dal consumatore , e i servizi che accompagnano la fase di acquisto diventano fondamentali nell’influenzare le sue scelte .
L’ultimo miglio
Così al giorno d’oggi l’idea di ultimo miglio , spesso associata nel passato a scenari completamente diversi (nella letteratura contemporanea come nel cinema) ambientati magari in luoghi di detenzione (ricordate “Il miglio verde” con Tom Hanks , oppure l’omonimo “Ultimo miglio” del titolo di un thriller dello scrittore Baldacci Ford ?) , si è per fortuna affrancata da quella tradizione , attraverso anche una immagine più poetica che rappresentava il percorso della vita , la corsa continua al successo che richiede pause di riflessione nell’interrogarsi sulla effettiva validità di certi traguardi ( qualcuno tra i diversamente giovani ricorderà l’omonimo brano del gruppo rock dei Cinderella nell’album del 1989 , “Long cold winter”) .
E l’ultimo miglio in finanza?
Più specificamente nel nostro campo , i più recenti articoli sulla stampa specializzata si riferiscono al titolo di questo report riguardo all’andamento dell’inflazione nel mondo , che dopo aver raggiunto picchi elevati nel 2022 è andata diminuendo verso numeri più tranquillizzanti , ma ancora lontani dai target ritenuti ottimali dalle banche centrali , quasi ovunque del 2% o in un range di valori tra il 2 ed il 3% .
E l’ultimo miglio rappresenta proprio la parte finale del percorso , scendere da quel 4-3% attuale medio di quel punto percentuale ulteriore che consiglierebbe politiche monetarie meno aggressive e rischiose dal punto di vista dei pericoli di recessione .
Ma l’ultimo tratto è il più difficile , come si può notare dalla resilienza ultimamente mostrata dal dato inflattivo , condizionato dal costo dei servizi più che da altre dinamiche esogene , settore strettamente legato alle dinamiche occupazionali essendo il più “human-intensive” , cioè con la componente lavoro prioritaria .
Non è una novità , se non per i più giovani.
Ci rinfreschiamo la memoria ricorrendo ad una statistica redatta dalla Federal Reserve relativa alle attese di inflazione basata su rilevazioni dell’Università del Michigan . Questo perché , nell’influenzare i comportamenti di spesa , sono le aspettative di inflazione il fattore decisivo , più che il dato puntuale dell’aumento dei prezzi .
Ecco il relativo grafico :
Le frecce di colore rosso evidenziano le diminuzioni dell’inflazione (le attese su di essa) dai massimi di periodo fino al 2% , dinamica molto rapida nella prima fase. Poi però , come un corpo elastico che cade da grande altezza , rimbalzava di nuovo vero l’alto , e ci volevamo vari anni per tornare stabilmente sotto il 3% (percorso evidenziato dalle frecce in azzurro) .
Negli anni ’80 , perché ciò accadesse furono necessari circa 15 anni. Dopo la crisi del 2008 il dato impiegò sette anni per recuperare un livello sotto il 3% .
Potendo considerare consolidato (sempre con le dovute cautele) il trend , in evidente diminuzione della metà nei periodi di consolidamento (da 15 a 7 anni) , se la situazione si ripetesse anche stavolta e il periodo si dimezzasse ancora occorreranno circa tre anni e mezzo dai massimi del 2022 per un ritorno a numeri più vicini ai target ritenuti consoni, quindi nel 2025-2026 , mese più mese meno .
E , senza sostituirci ai decisori istituzionali , quale dovrebbe essere allora il comportamento delle banche centrali in questa fase ?
Accompagnare il calo dell’inflazione diminuendo i tassi d’interesse , direbbe la logica : cioè quello che è accaduto negli ultimi 50 anni, per usare lo stesso arco temporale del precedente grafico anche nel seguente che mostra l’evoluzione del costo del denaro :
Si noterà allora come i periodi di calo dell’inflazione (primo grafico) siano coincisi con tassi di interesse anch’essi in calo (secondo grafico) : quindi la relazione tra tassi e prezzi nel medio-lungo periodo è diretta , non inversa .
Il che , come da noi più volte rimarcato nei report precedenti , destituisce di ogni logica l’atteggiamento attuale di molte banche centrali , ostinatamente applicate in politiche monetarie restrittive , che scarsa influenza hanno sulle dinamiche inflattive , quando non risultano addirittura controproducenti .
Andamento dei principali indici e mercati e commento
Considerazioni finali
Se dovessimo fare una considerazione sull’andamento dei mercati nel periodo a cavallo di Ferragosto , diremmo che in ferie sono andati più i rialzisti che i ribassisti , con i primi ad avere beneficiato di performance positive nei primi sette mesi dell’anno ; ma in realtà i motivi di preoccupazione non sono mancati , a partire dal settore immobiliare in Cina che ogni tanto arriva al redde rationem in un Paese che cerca di risalire la china del periodo pandemico senza però risultati immediati , tra annunci di aiuti pubblici e diminuzioni dei tassi di interesse , questi ultimi troppo limitati per costituire uno stimolo deciso.
Indice Hang Seng a -5,89% nell’ottava appena conclusa .
Ad occidente invece si discute sulla linea sottile tra sviluppo e recessione , con il primo scenario che prelude ad un atteggiamento restrittivo delle banche centrali , ed il secondo che fa apparire sopravvalutate le valutazioni di molti titoli azionari , soprattutto se paragonati al rendimento dei Treasury salito stabilmente sopra il 4% toccando livelli che non si vedevano dal 2007 .
Un rapporto price/earning intorno a 25 significa 4 dollari per ogni 100 investiti su titoli azionari , che è lo stesso premio che si ottiene investendo su obbligazioni come quelle citate , che comunque , salvo improbabili default , hanno un rischio molto minore per loro natura , avendo un orizzonte definito nel prezzo di rimborso alla pari alla loro scadenza .
Se negli Usa il settore più penalizzato in settimana è stato quello bancario , pur in uno scenario di tassi in crescita (che dovrebbe favorirne gli utili), il secondo nell’ordine dei risultati negativi è stato quello dei beni di consumo ciclici , a riflettere quella linea sottile di cui si parlava sopra : perché un’economia in calo è più pericolosa di quanto possano essere gli spread in aumento che incidono in positivo sull’attività caratteristica delle banche .
Anche il settore Media , che costruisce la sua base reddituale sulle entrate pubblicitarie , ha avuto una performance particolarmente negativa , ed è anch’esso un settore ciclico , dipendendo dalle spese di marketing delle imprese che le quantificano in base alle loro aspettative future di sviluppo .
Sui mercati azionari europei l’unico settore in positivo è stato quello del commercio al dettaglio , che finora è riuscito a ribaltare sui consumatori gli aumenti dei costi delle materie prime , contribuendo a rendere l’inflazione refrattaria ad un calo convinto : tra gli indici principali non ci sono state grosse differenze nei numeri , tutti preceduti dal segno meno .
Sul mercato dei cambi il Dollaro ha beneficiato della sua natura di valuta difensiva nei momenti di incertezza , e anche del rialzo dei rendimenti sopra descritto.
L’Euro dal canto suo ha invece vissuto una settimana in calo , più marcato verso la Sterlina inglese per via delle attese di una Bank of England ancora determinata ad utilizzare la leva dei tassi per combattere l’aumento dei prezzi .
L’andamento delle materie prime è stata influenzata principalmente dall’andamento del prezzo del petrolio , sceso e tornato poco sopra 80 dollari al barile nonostante la produzione a livello globale non sia prevista in aumento a causa delle decisioni Saudite.
L’Oro rispetta la sua tradizionale correlazione inversa con i rendimenti obbligazionari ed il Dollaro , e le previsioni sono per un discesa sotto i 1900 dollari per oncia troy . Argento e rame più stabili , mentre le commodities agricole confermano il momento poco favorevole , a parte la Soia che mantiene una forza relativa maggiore .
Tra gli eventi della prossima settimana sarà oggetto di particolare attenzione l’annuale simposio che si terrà a Jackson Hole in Wyoming , Usa , con la partecipazione di banchieri centrali , economisti di fama mondiale e rappresentanti del mondo imprenditoriale che conta : attese tra le altre le dichiarazioni del governatore FED Powell , dalle quali si cercherà di desumere le intenzioni future a partire dalla prossima riunione di settembre .
Una curiosità : tutti i partecipanti ( tranne pochi) devono pagare una fee per partecipare al simposio , e sostengono di tasca propria (o meglio , degli enti che rappresentano) le spese logistiche . Di questo aspetto la FED di Kansas City , organizzatrice dell’evento , va particolarmente fiera: speriamo che siano, a livello centrale FED , altrettanto morigerati nelle prossime decisioni di politica monetaria . Per quanto scritto all’inizio del report , qualche dubbio ci resta .
La sintesi della situazione , come solito , è riassunta di seguito dal nostro indicatore.
In riferimento a venerdì 18/8 segna un valore a quota 35 ,in diminuzione rispetto a sette giorni prima ed invariato rispetto al giovedì 17 . L’atteggiamento prudente resta consigliabile .
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