I mercati sono davvero efficienti? – Parte 1

di Marco Corazza

Dipartimento di Economia, Università Ca’ Foscari Venezia

I mercati sono davvero efficienti?

Eugene Francis Fama, “Gene” per gli amici, è uno dei più importanti economisti ed accademici americani.

Italo-statunitense di terza generazione nato a Boston nel 1939, è considerato uno dei
padri della finanza moderna.

All’età di ventiquattro anni pubblica il suo primo lavoro scientifico, tuttora considerato importante, e all’età di trentuno anni pubblica il primo di una serie di lavori scientifici che nel 2013 lo porterà a vincere il premio Nobel per l’Economia, assieme a Lars P.Hansen e Robert J. Shiller.

La motivazione data dall’Accademia Reale Svedese delle Scienze per l’attribuzione di tale riconoscimento ai tre studiosi fu «for their empirical analysis of asset prices».

Questa spiegazione, che vale per tutti e tre gli studiosi, è troppo sintetica per comprendere
l’apporto dato singolarmente da ognuno di essi.

Il contributo di “Gene” : la Teoria dei Mercati Efficienti

Con riferimento a Gene, il suo specifico contributo è consistito in una teoria relativa ai mercati finanziari che spiega come si formano i prezzi delle attività a rendimento rischioso trattate in questi stessi mercati: la cosiddetta Teoria dei Mercati Efficienti.

Questa teoria si basa sull’assunto che coloro che comperano e vendono nei mercati
finanziari siano degli agenti economici perfettamente razionali.

Semplificando un po’, essere un investitore perfettamente razionale significa quanto segue:

qualora nel mercato arrivasse una qualche nuova informazione di interesse per una società quotata, un tale agente sarebbe in grado di valutare istantaneamente l’importanza di questa informazione e di calcolare esattamente, sempre in maniera istantanea, di quanto il prezzo di un’azione di tale società dovrebbe aumentare nel caso l’informazione fosse positiva, o diminuire nel caso l’informazione fosse negativa.

Data quest’ultima valutazione, tutti gli agenti economici inizierebbero a comperare, rispettivamente a vendere, l’azione in oggetto fino a quando essa non avrebbe raggiunto, ancora in maniera istantanea, il suo nuovo prezzo, quello precedentemente calcolato.

È da notare che gli avverbi “istantaneamente” ed “esattamente” vanno interpretati cum grano salis, ovvero a dire “in poco, pochissimo tempo” e “molto molto precisamente”, rispettivamente.

È anche da notare che l’arrivo di queste nuove informazioni nel mercato è casuale, nel senso che il mercato stesso non sa né quando esse arriveranno, né quali saranno i loro contenuti.

Implicazioni della Teoria dei Mercati Efficienti

La principale implicazione di questa teoria è tanto ovvia quanto disarmante per tutti coloro
che a vario titolo operano nei mercati finanziari.

Infatti, dato che l’arrivo di nuove informazioni nel mercato è casuale e dato che gli operatori (perfettamente razionali secondo questa teoria) determinano esattamente ed istantaneamente il nuovo prezzo dell’azione interessata dalla notizia, non esiste la possibilità di svolgere in maniera sistematica attività profittevoli di gestione di capitali.

Questa situazione si può schematicamente rappresentare per via grafica.

Ad esempio, si consideri la Figura 1.a, in cui è rappresentato il comportamento del prezzo di un’azione (misurato sull’asse delle ordinate) al fluire del tempo (misurato sull’asse delle ascisse). All’istante t* arriva, inattesa, una nuova informazione negativa relativa alla società che ha emesso l’azione considerata.

Immediatamente si mettono in moto tutti i meccanismi sopra descritti e istantaneamente o, più
realisticamente, in “poco, pochissimo tempo”, il prezzo dell’azione raggiunge il suo nuovo prezzo,
ovviamente inferiore a quello precedente l’arrivo dell’informazione negativa.

Simmetricamente, nella Figura 1.b è rappresentato il comportamento del prezzo di un’azione all’arrivare di una nuova informazione in t*, questa volta positiva.

schema dell'arrivo dell'informazione

Ovviamente, come già segnalato, in un tale contesto non esiste la possibilità, neanche fisica,
di svolgere sistematici e profittevoli investimenti finanziari.

Quindi, la Teoria dei Mercati Efficienti sembrerebbe precludere l’utilità di qualsiasi attività di gestione di capitali.

Nulla si può predire in quanto le informazioni arrivano casualmente, nulla si può fare in quanto i prezzi si aggiustano perfettamente ed istantaneamente!

 

Tuttavia, come suggerisce il buon senso e come ha più volte posto in evidenza la cosiddetta Finanza Comportamentale, cioè quella disciplina che attribuisce alla psicologia un ruolo chiave nelle decisioni di investimento, gli essere umani, e quindi anche gli agenti economici, non sono sempre perfettamente razionali quando prendono decisioni, soprattutto se in condizioni di incertezza.

Al riguardo, nelle ultime quattro-cinque decadi gli economisti sperimentali hanno documentato diverse deviazioni dei comportamenti degli investitori reali rispetto ai comportamenti che, secondo la Teoria dei Mercati Efficienti, dovrebbero avere gli investitori perfettamente razionali.

L’implicazione principale che deriva dalla presenza di queste deviazioni consiste nel fatto che i mercati finanziari possono risultare inefficienti, cioè che succede che talvolta i prezzi non si aggiustano né perfettamente né istantaneamente, e quindi che può esistere la possibilità di svolgere in maniera sistematica attività profittevoli di gestione di capitali.

Nella prossima parte di questa nota si parlerà di queste nuove idee su come si formano i prezzi delle attività a rendimento rischioso nei mercati finanziari, idee in parte alternative a quelle della la Teoria dei Mercati Efficienti (e la cosa non piacerà più di tanto a Gene!)

 

 

invito a iscriversi alla newsletter scritta

Seguici su

LinkedIn e Instagram

 

27 Giugno 2022