Come tutti gli anni, gennaio diventa il mese del bilancio, il mese nel quale ogni investitore riceve dal proprio intermediario la spiegazione di come è andato l’anno passato. E proprio in questo momento si mettono in gioco le diverse strategie di comunicazione che spesso non portano così tanta luce e trasparenza al risparmiatore. Questo poi dipende anche da come sono andati i mercati l’anno precedente. Se il risultato sarà stato positivo si farà credere al povero risparmiatore che l’abilità del gestore o del suo consulente ha fortemente contribuito al risultato cercando così di rafforzare il più possibile il proprio brand mentre, se il risultato è stato negativo, sarà imputabile al mercato che non ha offerto spunti sufficienti per portare il segno +. Sostanzialmente si tratta della solita, inossidabile, intramontabile storiella che tanto piace agli intermediari e che tanto fa male all’ignaro risparmiatore. Spesso tutte le considerazioni terminano qui e con buona pace che null’altro sia importante da prendere in considerazione per fare un giusto bilancio.
Nonostante l’emergenza sanitaria, anche quest’anno finanziario si chiude abbastanza positivamente specialmente per chi detiene un portafoglio correttamente diversificato. Molti probabilmente si riterranno soddisfatti ma senza alcun riscontro oggettivo, semplicemente perché c’è un segno positivo. Così facendo, accontentandosi, non avranno mai la consapevolezza di avere una gestione efficiente sotto tutti i punti di vista, in termini di diversificazione, di rischi e soprattutto di costi.
LA QUESTIONE DEL RENDIMENTO POSTA CORRETTAMENTE
Concentriamoci e capiamo cosa dovremo fare per aver piena capacità critica sull’operato del nostro interlocutore finanziario.
La domanda esatta che dovrebbe fare un investitore al suo intermediario, al suo consulente finanziario e a se stesso è la seguente: “Il mio portafoglio, l’anno precedente, mi ha restituito almeno quanto prodotto come rendimento dal mercato (positivo o negativo), rispetto al rischio che avevo deciso di utilizzare pianificando l’investimento?” (ammesso che questo sia stato correttamente valutato prima di sottoscrivere il prodotto).
Perché l’obiettivo primario di un buon risparmiatore sarebbe quello di ottenere un ritorno il più possibile vicino a quando il mercato restituisce nelle varie asset class in cui si investe. Questo risultato lo si raggiunge solamente con l’utilizzo di prodotti efficienti (con bassi costi nella stragrande maggioranza dei casi), di metodo, di comportamenti adeguati e possibilmente con la guida di soggetti privi di conflitti di interesse.
Dire o esser convinti di esser contenti del proprio intermediario o del proprio consulente quando hai fatto un +5% mentre il mercato magari ha fatto il 10% è come sostenere che fare i 100 metri in 20 secondi, in piena solitudine, sia un buon risultato.
Il problema è che ancora a troppi non vengono resi i dati in totale trasparenza.
Infine ricordatevi che la cosa più importante di tutte non è vincere i 100 metri (o credere di averli vinti) perchè investire non è uno sprint ma una maratona che dura tanti anni quanti fortunatamente sopravviviamo.