Shock per la sterlina, avvertimento per la Meloni

La settimana scorsa il governo inglese ha annunciato un piano di espansione fiscale con pochi precedenti nella storia recente del Regno Unito. Il piano prevede un taglio delle tasse sia per i privati che per le aziende, oltre che la sospensione degli aumenti della contribuzione previdenziale per lavoratori ed imprese, l’introduzione di sussidi trasversali per arginare gli aumenti delle bollette ed una nuova deregulation finanziaria.

L’obiettivo dichiarato è quello di combattere con nuovo deficit fiscale la stagnazione del PIL inglese, spingendo allo stesso tempo la competitività del comparto finanziario londinese, per cementarne l’attrattiva dopo le incertezze causate della Brexit.

La crisi ‘iperglicemica della sterlina’

Il risultato è stato una “crisi iperglicemica” della sterlina e dei tassi d’interesse sul debito pubblico UK.

I mercati non hanno gradito, inviando un messaggio forte e chiaro:

Se vuoi aumentare il debito pubblico non puoi più farlo senza effetti collaterali, se vuoi iniettare “zucchero” nell’economia, stai attento a non esagerare, potresti avere uno shock.

 

grafico di andamento cambio euro sterlina inglese
Tasso di cambio EURGBP (quantità di Sterline per 1 Euro)

 

Sterlina KO

La Sterlina ha perso in due giorni oltre il 4% nei confronti dell’EUR ed ancor più nei confronti del USD, con minimi intraday superiori del 7%.

Nel giorno di lunedì la Sterlina ha raggiunto il minimo del 1985 contro il USD, periodo in cui così come oggi, c’era un super-dollaro che costrinse i principali paesi industrializzati a trovarsi all’hotel Plaza di New York City per arginare la forza del biglietto verde.

La notizia è estremamente importante.

  • Da un lato è l’ennesima riprova che il paradigma monetario mondiale è cambiato.

I mercati hanno paura dell’inflazione, ritengono che le banche centrali non siano più disposte a fare da finanziatore di ultima istanza ai governi e quindi non vedono di buon occhio politiche in deficit sconsiderate.

Sembra quindi che i “bond vigilantes” si siano risvegliati dopo un pisolino di 20 anni e siano ritornati a fare da controllore ai comportamenti dei governi.

Sapremo nelle prossime settimane se l’annuncio shock in UK creerà tensioni nel mercato valutario ed obbligazionario tali da rendere di fatto irrealizzabili le politiche annunciate: tassi di rendimento in forte rialzo sui titoli di stato (il 10 anni è oggi al 4,28% dal 3,3% della settimana scorsa) renderanno costoso o addirittura impossibile finanziare il deficit.

  • Dall’altro lato la debolezza della sterlina sta ulteriormente evidenziando una dinamica ormai strutturale, la forza del dollaro americano.

La perseveranza della FED nel combattere l’inflazione e la crisi energetica europea (che quindi non permette alla BCE altrettanta convinzione) hanno innescato una spirale ribassista per l’EUR, oggi a 0,96 USD.

Similmente lo JPY ha perso il 26% da inizio anno ed è a minimi storici. Anche lo CNY è in caduta libera, così come le valute dei paesi emergenti.

La posizione del Dollaro

Il dollaro forte crea tensioni finanziarie crescenti, perché il dollaro è la valuta su cui si basa il sistema finanziario mondiale e di conseguenza molti stati ed aziende tendono ad indebitarsi in dollari.

Se il dollaro si rafforza questi stati e queste aziende hanno difficoltà a rifinanziare il debito, creando potenziali insolvenze ed eventi di liquidità.

Non ci sorprende quindi che in questo periodo i bond corporate, le azioni ed anche i Credit Default Swap di alcune banche stiano indicando crescenti tensioni nel sistema finanziario internazionale.

Tale tendenza, già iniziata prima dell’annuncio shock del governo inglese, ha subito una fortissima accelerazione. Questa sarà un’importante settimana per verificare quanto questa minicrisi sia impattante per l’equilibrio già instabile del sistema finanziario mondiale.

In tutto questo c’è tuttavia un lato positivo.

Quasi con un perfetto timing i mercati stanno forse involontariamente avvertendo il nuovo governo italiano e la nostra nuova premier Giorgia Meloni.

State attenti”, sembrano dire, “se provate ad annunciare politiche hardcore e vi disallineate dalle direttive europee siamo pronti a far esplodere al rialzo i tassi d’interesse sul vostro debito pubblico!”.

Riteniamo, quindi, che la crisi inglese sia capitata nel momento giusto, almeno per noi italiani.

 


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29 Settembre 2022