Il tasso di cambio tra dollaro americano (USD) e yen giapponese (JPY) è salito in aprile 2022 a 130, portando la valuta del “Sol levante” al minimo dal 2002 e non lontano dall’estremo negativo dell’agosto 1998.
Turbolenze valutarie nel rapporto dollaro yen
Oggi con un dollaro americano si ottengono circa 130 Yen, quando solo ad inizio 2021 se ne ottenevano 100.
La svalutazione non sembra diminuire in questi giorni ed alcuni analisti segnalano che il grafico mensile del cross valutario sta evidenziando una figura tecnica che in gergo si chiama “testa e spalla” che potrebbe essere molto negativa per lo yen e proiettare il cross USDJPY ad oltre 180 punti.
Tasso di cambio USDJPY (fonte TradingView)
Il movimento è passato fino ad ora inosservato nei media di settore ed ancor meno se ne parla nell’opinione pubblica generalista.
In pochi ritengono il Giappone importante e, forse giustamente, non hanno dato grosso risalto alla violentissima svalutazione dello Yen.
A cosa può portare la svalutazione dello yen?
In realtà a nostro avviso le dinamiche sul cross USDJPY sono fondamentali e solitamente sono uno dei più importanti leading indicator macro sull’andamento prospettico dei mercati finanziari.
Analizziamo più nel dettaglio cosa sta succedendo.
I tassi di interesse sui titoli di stato in Usa
Come abbiamo raccontato nelle precedenti Newsletter i tassi di interesse sui titoli di stato dei paesi sviluppati stanno salendo.
In particolare, in USA i tassi a 2 anni sono ormai vicini al 3% e lo stesso vale per le scadenze più lunghe.
La FED ha fatto un importante pivot di politica monetaria ed oggi è in procinto di alzare fortemente i tassi di interesse a breve termine e di invertire lo stimolo quantitativo.
Sia il governatore che gli altri membri del consiglio direttivo hanno apertamente dichiarato che è il momento di agire e di farlo con convinzione.
Tuttavia, le altre banche centrali mondiali non stanno adottando il medesimo approccio.
Cosa sta succedendo invece in Giappone?
In particolare, la banca che più è restia ad abbandonare una politica espansiva è la Banca del Giappone; non solo la BoJ non ha intenzione di alzare i tassi di interesse a breve, ma non ha nemmeno intenzione di abbandonare la politica di controllo dei tassi a medio lungo termine sui bond governativi.
Ed è proprio questa politica di “Yield Curve control” (controllo della curva dei tassi) che sta affossando lo yen.
La BoJ infatti vuole continuare a mantenere i tassi sui titoli di stato giapponesi a medio e lungo termine vicino allo zero, e per farlo interviene nel mercato per acquistare tali titoli al un prezzo ed al tasso che vuole imporre.
L’obiettivo è quello di continuare a stimolare l’economia, poiché si teme che le tensioni geopolitiche e le chiusure forzate in Cina possano far ripiombare l’economia giapponese in recessione.
Ecco, quindi, che in un mondo dove i tassi d’interesse sui titoli di stato stanno salendo, il tasso dei bond Giapponesi è relativamente stabile, con il decennale tutt’ora al 0,25%.
Al fine di evitare i rialzi, tuttavia, la BoJ deve intervenire offrendo, in contropartita dei titoli che acquista, illimitate quantità di Yen stampati elettronicamente.
Fino ad oggi tale politica era passata inosservata perché anche America ed Europa stavano facendo simili operazioni di “quantitative easing”, ma oggi che la FED sta chiudendo i rubinetti la svalutazione relativa è inevitabile: il dollaro, valuta sempre più scarsa nel sistema per l’intervento della FED, acquisisce valore nei confronti dello Yen, valuta sempre più abbondante nel sistema per l’intervento della BoJ.
Quale previsione possiamo fare con queste turbolenze valutarie?
La storia dei mercati ci insegna che per la BoJ sarà sempre più difficile sterilizzare la pressione in aumento dei tassi di interesse, e per farlo dovrà intervenire con sempre più forza.
La storia ci insegna, inoltre, che il mercato potrebbe mettere così tanta pressione al rialzo sui tassi dei bond giapponesi che la BoJ potrebbe essere costretta ad abbandonare la “yield curve control”.
Ma questa è una partita ancora da giocare.
Nel presente, invece, vi sono degli effetti immediati che si stanno manifestando.
- Da un lato lo yen debole da forza relativa alle aziende esportatrici giapponesi, sostenendone la competitività proprio quando le loro principali rivali, le aziende esportatrici cinesi, stanno soffrendo per fattori esogeni.
La debolezza dello yen sta quindi peggiorando la crisi lampo che stiamo evidenziando in Cina.
Non è un caso che dal 19 Aprile 2022 anche lo Yuan cinese abbia visto un’importante svalutazione nei confronti del dollaro americano, e che le autorità politiche cinesi stiano intervenendo in questi giorni per espandere lo stimolo monetario.
Dal grafico del cross USDCNY sotto riportato (numero di yuan ottenibili con un dollaro americano), notiamo come il rialzo sia inusualmente violento, seppur il movimento sia ancora all’inizio e la valuta cinese sia ancora nella parte bassa del range di periodo.
Come abbiamo notato nel recente passato il ciclo economico cinese tende ad anticipare quello delle economie occidentali con qualche mese di lag e, sempre in base alle evidenze passate, il cross USDJPY tende talvolta ad anticipare l’andamento del ciclo economico cinese.
Di qui la sua importanza.
Tasso di cambio USDCNY (fonte TradingView)
- Il secondo importante effetto delle politiche della BoJ è basato sull’azzardo morale.
Oggi il Giappone è il paese con il rapporto debito/pil peggiore tra i paesi sviluppati, ma nonostante questo non ha mai subito crisi sul debito perché lo yen è sempre stato considerato un bene rifugio.
Vedendo quindi la discesa dello yen, sempre più osservatori si stanno chiedendo se il mercato stia perdendo la fiducia nello yen e nella sostenibilità del debito giapponese.
Si sta perdendo fiducia nello Yen?
Se la risposta è si, allora ci troviamo difronte ad un importante cambiamento di paradigma per tutti i paesi sviluppati occidentali, abituati a finanziare il proprio debito stampando moneta.
Se, come è più probabile, la risposta è no, allora le mosse della BoJ posso essere viste come l’ennesima prova che un paese può stampare moneta per risolvere le sue problematiche sul debito.
Oggi, infatti, la BoJ detiene più della metà dei titoli di stato giapponesi in circolazione e tale portafoglio incrementerà fortemente nel caso essa sia costretta ad accelerare gli acquisti per sterilizzare le crescenti tensioni al rialzo dei tassi.
Se la BoJ riesce ad internalizzare ed acquistare abbastanza titoli da “eliminare” il rischio di fallimento dello stato senza avere ripercussioni irreversibili sulla propria valuta, allora perché non possono farlo anche gli europei e gli americani?
Il Giappone è quindi oggi l’esperimento monetario per eccellenza, il test di laboratorio per comprendere come le decisioni non convenzionali che sono state prese negli ultimi 3 decenni possono concludersi, sia a livello economico, che finanziario che politico e sociale. Se così fosse il Giappone sarà uno dei più importanti leading indicator della società moderna.
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