Previsioni sull’andamento dei mercati nel 2023: veggenti cercasi!
Venerdì 31 dicembre 2021, più o meno un anno fa, l’ Indice Azionario Americano S&P500 aveva chiuso l’anno a 4.766 punti.
La seduta borsistica successiva, la prima dell’anno 2022, l’S&P500 ha chiuso a 4.794 punti, facendo segnare il nuovo massimo storico per la borsa americana.
Il 4 gennaio 2022, nella seconda seduta di borsa del 2022 l’indice ha aperto sopra i 4.800 punti, è salito intraday a 4.818 ed è poi sceso nel pomeriggio fino a chiudere a 4.793, praticamente in linea con il giorno precedente.
Da allora l’indice americano, icona e referenza delle borse mondiali, non ha più raggiunto quei livelli.
Cosa è accaduto?
Tutto è iniziato con il crollo del 2% (circa 95 punti) di Giovedì 5 gennaio 2022, ma è continuato con tre ondate di vendite culminate nei minimi relativi del 24 Febbraio 2022, 17 Giugno 2022 e 13 Ottobre 2022.
Questi minimi hanno avuto la caratteristica di essere calanti, ovvero ogni discesa ha portato l’indice a livelli più bassi rispetto al minimo precede.
Qual è la situazione ora?
In queste ore l’indice staziona attorno ai 3.800 punti, circa il 21% sotto al massimo storico intraday di 4.818.
Prezzo indice S&P500 depurato dai dividendi (USD)
I report dei veggenti
A pochi giorni dalla chiusura del 2022 le principali case d’investimento mondiali hanno fatto quindi uscire le loro analisi ed aspettative sul 2023.
Report super sexy di trenta/quaranta pagine che spiegano nel dettaglio i motivi per cui ci si attende la salita o la discesa delle varie asset class, a partire dall’azionario e dall’obbligazionario.
Spesso i clienti prendono decisioni strategiche di asset allocation in base a queste aspettative e, quello che più conta, sono disposti a pagare significative fee di gestione alle case di investimento più blasonate, affinché esse permettano loro di guadagnare sulla gestione attiva di Fondi e gestioni patrimoniali.
L’extra fee rispetto ad ETF o strumenti a replica passiva dei mercati è giustificata, secondo le case d’investimento, ed è validata ed accettata dai clienti perché entrambi credono e sostengono che si possa prevedere con successo l’andamento dei mercati finanziari.
Tuttavia la statistica dice esattamente il contrario.
Veggenti vs statistiche
A dicembre 2021, quando l’S&P500 chiudeva attorno ai 4.800 punti, in base ai report delle 12 più blasonate banche e case d’investimento americane, le aspettative sul prezzo dell’S&P500 a fine 2022 erano come di seguito distribuite.
Istituzione/Banca | Target Price S&P500 |
Banca 1 | 5.330 |
Banca 2 | 5.300 |
Banca 3 | 5.250 |
Banca 4 | 5.200 |
Banca 5 | 5.100 |
Banca 6 | 5.050 |
Banca 7 | 5.050 |
Banca 8 | 4.900 |
Banca 9 | 4.850 |
Banca 10 | 4.800 |
Banca 11 | 4.800 |
Banca 12 | 4.715 |
Banca 13 | 4.600 |
Banca 14 | 4.400 |
Salvo un mega rialzo negli ultimi giorni di scambi a Wall Street, nessuna delle banche è arrivata vicina a stimare correttamente l’attuale prezzo di 3.800 punti dell’indice americano, inoltre solo 3 su 14 banche avevano stimato un calo dell’indice rispetto ai valori di partenza.
Probabilmente, se intervistate, le 11 banche su 14 che avevano previsto mercati in salita sosterrebbero che a fine 2021 non sarebbe stato possibile prevedere né lo shock inflazionistico del 2022 e né una guerra alle porte dell’Europa!
Mentre le 3 banche che avevano previsto il calo, si atteggerebbero come guru visionari per aver indovinato la direzione del mercato.
Qual è la realtà
La realtà dei fatti è che lo 0% dei più brillanti analisti di Wall Street ha indovinato l’andamento del mercato, figuriamoci quale potrebbe essere la percentuale di un private banker italiano il cui mandato e la cui retribuzione sono strettamente legati alla vendita di prodotti di “casa”.
Sempre lo 0%, perché sotto zero non si può andare.
L’altra osservazione importantissima è che gli analisti hanno una fortissima tendenza ad effettuare stime in crescita e tendono a sottostimare gli eventi negativi, soprattutto se estremi.
La tendenza è naturale ed umana ed è alla base della finanza comportamentale. I mercati statisticamente evidenziano più anni in crescita rispetto ad anni in declino, l’analista, che ha un rischio reputazionale e di carriera, ha un forte incentivo nello scommettere nell’evento più probabile. Siccome inoltre tutti fanno questo, è altamente rischioso per l’analista stimare eventi estremi negativi, ciò lo fa emergere dalla massa e lo espone a rischi reputazionali significativi.
In conclusione
In sintesi, sia per la completa impossibilità di prevedere il futuro, che per il fortissimo bias comportamentale degli analisti e delle case d’investimento, le stime sull’andamento futuro dei mercati azionari ed obbligazionari tendono ad essere carta straccia.
Ciò a nostro avviso è l’ulteriore prova che anche la gestione attiva ha scarsa se non nulla utilità ed anche se tale utilità ci fosse, essa sarebbe assorbita dai maggiori costi di gestione nel medio-lungo periodo.
Resta sempre aggiornato sul mondo della finanza e degli investimenti!
Scarica la nostra App Podcast:
Oppure
👉 Iscriviti alla nostra Newsletter
Seguici su